giovedì 1 agosto 2013

CAPITALISMO E CHIESA (CAP. 2)


Tra Capitalismo e dottrina sociale della Chiesa regna l’ Incompatibilità . Il primo, infatti, ha come scopo primario il Profitto e basta; la seconda, invece, ritiene che il perseguimento del Profitto sia solo un mezzo per promuovere il Bene Comune della società , il Bene che dunque deve essere lo Scopo Primario dell'attività economica.
Molte delle reazioni suscitate da questa tesi hanno una base comune : la tendenza dell'Economia Moderna ad affermare , a partire dalla teoria di Léon Walras dell'equilibrio, e a differenza di quella classica (Smith, Ricardo, Marx) , che lo scopo della produzione non e' il «Profitto», ma il Consumo, la Soddisfazione dei bisogni (ma la cosa sembra rimessa in discussione da economisti come Schumpeter, Von Neumann, Sraffa). E in effetti e' quanto accade nelle economie primitive, dove il produttore consuma il proprio prodotto. Ma si vuol forse sostenere, con questa tesi, che lo scopo primario degli imprenditori moderni che fabbricano vestiti, cibi e bevande sia quello di vestire gli ignudi, dar da mangiare agli affamati e da bere agli assetati? Che l'impresa capitalistica sia un'opera pia? Che il capitalista sia, in quanto capitalista, un buon Samaritano?
Si sa che alcuni capitalisti sono anche buoni Samaritani e altri anime brave. Così come alcuni di essi sono giocatori di golf e coniugati. Si tratta però di capire che non e' per il fatto di essere capitalisti, non e' in quanto sono capitalisti che essi sono buoni Samaritani, anime brave, giocatori di golf, o altro. Come un medico che va a pescare, va a pesca non in quanto egli sia un medico, ma in quanto egli e' pescatore. In quanto capitalista, dunque, il capitalista ha come scopo primario il «Profitto» . Come il pescatore la cattura dei pesci, il medico la guarigione dei malati, il buon Samaritano le opere pie.
«Lo scopo di un'azione definisce l'azione» (Aristotele ) . Perseguendo il «Profitto» , assumendolo cioè come scopo primario , la produzione capitalistica soddisfa di certo i bisogni. (E molto di più dell'economia comunista). Se il produttore non porta al mercato merci che soddisfano i bisogni della gente, e' difficile che la gente le compri. Ma, appunto, il venditore, in quanto venditore, non vende per soddisfare i bisogni del prossimo, ma soddisfa i bisogni del prossimo per vendere. Nel primo caso (dove non c'e' un venditore, ma un benefattore), lo scopo e' la soddisfazione dei bisogni; nel secondo e' la «Vendita» e il «Profitto». Se si vuole, si può dire che anche nel secondo caso ci sia una cooperazione tra imprenditori e consumatori. Ma i due casi sono essenzialmente diversi; anzi opposti.
La tesi che lo scopo della produzione economica sia il consumo o la soddisfazione dei bisogni e' dunque un infelice modo di dire che tale soddisfazione , e dunque il «Bene Comune» o la «Morale» , e' una conseguenza, un sottoprodotto della produzione del «Profitto» , come la concimazione del terreno e' il sottoprodotto della defecazione animale (non sembrando che gli animali defechino per concimare).
La Scienza Economica si serve continuamente dei concetti di mezzo e fine (o scopo), ma fatica a comprendere il «Senso» autentico del loro rapporto. Oltre a certi economisti, sono anche certi teologi a non capire quello che la Chiesa intende sostenere. Il Capitalismo, per la Chiesa, e' Etico, solo se e' mezzo per realizzare il «Bene Comune». Quindi e' Etico quando non ha più come scopo il «Profitto», cioè quando non e' più Capitalismo. Giacché, se a un'azione viene assegnato uno scopo diverso da quello a cui era ordinata, l'azione cambia «Senso», natura, costituzione; e un'impresa che produca per distribuire equamente o cristianamente ricchezze agisce in modo essenzialmente diverso da un'impresa che produca per l'incremento del «Profitto»: anche se apparentemente essa sembra mettere in atto le stesse procedure tecnologiche, amministrative e organizzative di questo secondo tipo d'impresa. Dunque scopo primario dell'azione ; quello cioè che sta in cima ai pensieri di chi agisce, e per realizzare il quale bisogna realizzare molti e molti scopi intermedi; e che dunque non e' immediato, ma e' il più mediato degli scopi che chi agisce si propone di realizzare.

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