sabato 3 settembre 2016

TALETE E IL PRINCIPIO DI TUTTE LE COSE


Di Talete, che risulta non aver scritto nulla, è Aristotele che ci informa, dicendoci che fu l’iniziatore della filosofia della “Phýsis”, in quanto per primo affermò l’esistenza di un «principio» unico, causa di tutte le cose che sono, e disse che questo «principio» è l’«Acqua». La parola «principio» non è di Talete, ma del suo discepolo Anassimandro. 

Il senso greco di questa parola ce lo dà Aristotele là dove, riferendo di Talete, dice: «Talete, iniziatore di questo tipo di filosofia, afferma che quel principio è l’acqua (per questo dice che la terra galleggia sull’acqua) desumendo indubbiamente questa sua convinzione dalla constatazione che il nutrimento di tutte le cose è umido, che perfino il caldo si genera dall’umido e vive nell’umido. Ora,ciò da cui tutte le cose si generano è, appunto, il principio di tutto. Egli desunse dunque questa convinzione da questo fatto e dal fatto che tutti i semi di tutte le cose hanno una natura umida e l’acqua è il principio della natura delle cose umide» (Metafisica, Aristotele 3, 983 b 20-27). 

In filosofia le domande sono più importanti delle risposte perché aprono il problema la cui soluzione spesso dipende dal modo con cui lo si è aperto. Ebbene l’apertura taletiana del problema è la ricerca del «principio di tutte le cose», dove per principio si deve intendere sia «ciò da cui derivano originariamente e in cui si risolvono tutti gli esseri», sia «ciò che permane identico nel tramutarsi delle sue affezioni», e sia «ciò che continua ad essere immutato» (Metafisica, Aristotele 3, 983 b 9sgg). 

Questa complessità di significati il greco la raccolse nella parola «Arché» che designa tanto l’«identità o unità del molteplice» (ossia ciò che vi è di identico in ognuna delle cose diverse), quanto l’«unità da cui tutto viene e in cui tutto ritorna», come l’acqua del mare che è tanto ciò che tutte le onde hanno di identico, quanto ciò da cui le onde provengono e in cui ritornano. Ciò da cui le cose si generano e in cui, ritornando, si corrompono non è a sua volta generabile e corruttibile, per cui Aristotele lo definisce come «ciò che continua a esistere immutato». 

A questo punto l’«Acqua» di Talete è abissalmente diversa dall’«Oceano» che Omero indica come Padre di tutte le cose, perché, a differenza dell’«Oceano», l’«Acqua» di Talete è identità del diverso; principio da cui provengono e in cui tornano tutte le cose; dimensione eterna che governa tutte le cose che divengono. 

Nota finale: La superiorità di Talete sta nell’«orizzonte» che la sua domanda dischiude, non nella «risposta» che dà alla domanda, perché essendo l’«Acqua» «una tra le molte cose», non può essere «ciò che tutte le cose hanno di identico». L’«Acqua» è una risposta inadeguata all’orizzonte dischiuso dalla domanda, perché non è in grado di sostenere ciò che Talete con la sua domanda pensa.

1 commento:

  1. Salve cosa vuol dire "la superiorità di Talete sta nell'orizzonte (orizzonte in che senso l'orizzonte è la linea dove il mare sembra congiungersi con il cielo) che la sua domanda sull'origine dell cose dischiude......... grazie.

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