venerdì 30 maggio 2014

DIO E L'UOMO


«Nessuno ha un Amore più grande di questo: dare la propria vita per i propri amici» (Gv, 15, 13). Qui Gesù Pensa alla loro «Vita Eterna», alla forma più alta e intensa dell'esistenza. «Il Buon Pastore dice delle sue pecore: Io sono venuto perché abbiano la Vita e l'abbiano abbondantemente». L' abbondanza dell' «Eternità» . Egli ama, cioè da' la propria Vita, affinché l' uomo possa pervenire alla forma più alta e completa del proprio «Essere». Riflettendo su di sé , la Fede cristiana definisce l' «Amore» come «Volontà» che vuole il Bene dell'Amato; e intende il Bene come consistenza, ampiezza, stabilità , ricchezza dell' esistenza: il Bene coincide con l' «Essere». 
Dio ama l' uomo perché gli dona l' «Essere» e poi da' per lui la propria Vita nel tempo, sollevando l' essere umano fino all' «Eternità» . In entrambi i casi, l' «Essere» dell'uomo e' l'effetto di un agire divino. 
Il «Senso» dell'Amore di cui parla Gesù dipende dunque dal significato che si attribuisce a Vita, dare la Vita e avere la Vita, Tempo, Eternità , Volontà , Bene , Essere, Creatura, Azione, Dio, Uomo. In genere, «il Credente» non riflette su questi significati: si limita a parlare il linguaggio della propria tradizione religiosa, restandovi completamente imprigionato. 
Ma la Filosofia non e' la Fede. Essa mette tutto in questione e quindi si allontana dalle abitudini linguistiche e concettuali. Anche da quelle relative all' «Amore» e all' «Amore Cristiano». Se a questo punto «il Credente» rimproverasse la Filosofia di essere senza «Amore» e di ingenerare tristezza, dimostrerebbe di non comprendere il «Senso» della Filosofia. Mettendo in questione l' «Amore Cristiano», la Filosofia non si dichiara favorevole a una vita senza «Amore», ma mette in questione anche questa seconda forma di vita. 
Chi ama l' uomo, creandolo o dando la propria vita per lui, e' un produttore del Bene, cioè dell' «Essere dell'amato». Creando l' universo, Dio annienta la propria solitudine beata. Come ogni altra forma di «Amore» storicamente apparsa, anche l' «Amore Cristiano» e' essenzialmente legato alla «creatività» , e dunque alla «distruttività» . Inoltre, anche per il Cristianesimo l'agire di Dio e dell'uomo e' «Libero». Pertanto, l'agire lascia definitivamente nel «Nulla» tutto ciò che esso non vuole creare e produrre. Ma questo non significa forse che l' «Amore» di Dio e dell'uomo e' inseparabile dall'Odio? Se l' «Amore» e' volere il Bene, cioè l' «Essere dell'Amato», volere che qualcosa rimanga o diventa «Nulla» non e' forse volere il suo Male, cioè Odiarla? 
Nella Bibbia, il testo della Sapienza (11, 24 e seguenti) dice a Dio: «Se tu avessi Odiato qualcosa non l' avresti neppure creata». Ma se l' «Amore» e' volere l' «Essere dell' Amato», questo testo viene ad affermare (nonostante ogni intenzione in senso contrario) che Dio «Odia» tutte le cose che egli non crea e pur potrebbe creare. L' azione umana, fatta a immagine e somiglianza di Dio, imita l' «Amore», cioè l' «Odio» divino. Anche nell' «Amore Cristiano», infine, l' «Essere dell' Amato» e' qualcosa di voluto. Anche la «Vita Eterna» dell'uomo e' voluta da Dio. Amando, la Volontà Libera di Dio e dell' uomo non solo lascia definitivamente nel «Nulla» ciò che essa non vuole produrre , e che dunque essa «Odia» , ma intende anche togliere dal «Nulla» ciò che essa ama e produce. 
Per Amare qualcosa e' dunque necessario pensare che il suo Bene, cioè il suo «Essere», originariamente sia «Nulla». Se non si pensasse l'originaria nullità dell' «Essere dell'Amato», non si potrebbe amare. 
Per Amare, bisogna essere convinti che l' «Essere» , la prodigiosa ricchezza e stabilità in cui l' «Essere» consiste , di per se stesso e' «Nulla», e che solo la Volontà dell'amante lo trae fuori dal «Nulla», facendo sì che il «Nulla» sia «Essere». Ma questo e' il pensiero più orrendo: la sua Volontà di annientare l' «Essere» e' infinita: intende soffocare perfino il significato dell' «Essere». La sua lontananza dalla Verità e' estrema e getta l' uomo nell' «Angoscia» più disperata. E' l'estrema follia. 
Per Amare, bisogna innanzitutto «Odiare» infinitamente l'amato, rendendolo un «Nulla», cioè credendo che innanzitutto esso sia «Nulla». L' orrore e l' «Odio» stanno alla radice dell' «Amore» , dunque anche dell' «Amore Cristiano» , e lo alimentano. L' «Amore» prima uccide l' Amato e lo rinchiude nel sepolcro del «Nulla»; poi, quando vuole il suo Bene e gli da' l' «Essere», trae fuori dalla tomba un cadavere , e magari l' amante giunge a dare la propria vita per ciò che egli stesso ha reso un cadavere. 
Chi si sente Amato in questo modo, nonostante la sua apparente esultanza e' soffocato, nel profondo del cuore, dall' Angoscia. C' e' allora da meravigliarsi e rattristarsi, se la Filosofia prende le distanze dall' «Amore» e si volge verso qualcosa che , più alto e più vero dell' «Amore», e «Libero» dalla Volontà degli amanti divini e umani, e dall' «odio» e dalla follia , non annienta l' Amato, ma lo lascia risplendere nella sua «Eternità?» . 

venerdì 23 maggio 2014

LA FEDE NEL «DIVENIRE» DELLE COSE


La Vera Violenza è il «Divenire»  cioè la Percezione che l' «Armonia», l' «Ordine» inalterabile e Divino in cui il mondo si inscrive, sono Violenza e che tale Violenza non tollera le differenze tra le cose e soffoca il loro «Divenire». La Filosofia Contemporanea ritiene infatti che all'inizio e alla fine del «Divenire» del Mondo non ci sia Dio, ma il «Nulla». Certo, la tradizione filosofica non può essere cancellata all'improvviso e quindi la Filosofia Contemporanea può essere anche ambigua. Ad esempio, l' ultimo Dio di Heidegger dovrebbe essere il «Nulla». 
E invece finisce col coincidere con l'«Essere», che, sì, sta sempre al di là di ogni ente , e in questo «Senso» e' il «Niente» , ma e' anche carico di mistero, e accenna, invia, si nasconde, si presenta cioè con tratti che sono riportabili al Dio della Teologia negativa, ma che non sono certamente compatibili con il «Nulla». E allora la Filosofia contemporanea ha certamente ragione a chiedere che diritto abbiamo di parlare ancora di Dio . 
Ma perché l' «Ordine» e l' «Armonia» sono violenza che non tollera le differenze tra le cose, tra le prospettive, tra gli individui? Perché, per il Pensiero Contemporaneo, cose, prospettive, individui sono veramente differenti fra loro, e quindi veramente reali, solo se si liberano da ogni «Ordine» e da ogni «Armonia». Una vera differenza e' ciò che sfugge ad ogni «Ordine e Armonia». 
E perché deve essere libera di fuggire? Perché il fuggire delle «cose» e' il loro «Divenire», e il «Divenire» e' l' Evidenza originaria che non può essere Negata (Vedi pubbl. Febbr.-Marzo 2014 Tecnica e Senso Greco della Cosa- Il Divenire). Le «cose» divengono; dunque sfuggono; dunque nessun «Ordine» o «Armonia» possono trattenerle e cancellare la loro singolarità , il loro «Divenire». Questo discorso e' fondato sulla «Fede nel Divenire delle Cose»
Ma anche questa Fede deve esser messa in questione. Il pensiero critico non può guardare tutto con i suoi occhi, allontanando il sospetto che proprio in essa si nasconda l' estrema violenza. Non può chiudersi in quest'ultimo «Ordine», in quest' ultima «Armonia», che sin dall' inizio avvolge e guida ogni «Ordine» e ogni «Armonia» dell' Europa.

venerdì 16 maggio 2014

LA DOTTRINA DELLA MORTE DI DIO E DELL'ETERNO RITORNO


L’insostenibilità dell’idea di una «Causa Prima», di un fondamento, è il risultato di ciò che Nietzsche, nella prefazione alla seconda edizione di «Aurora», chiamerà l’«autosoppressione della Morale» (la disdetta alla Morale per moralità). Proprio il dovere di «Verità» predicato dalla Morale Metafisica e Cristiana, sostiene Nietzsche, obbliga l’uomo moderno a riconoscere come errori insostenibili i valori morali. Come «autosoppressione» deve essere intesa anche la «Morte di Dio» preannunciata in uno degli aforismi della «Gaia Scienza». 
Dio è stato ucciso dalla devozione dell’uomo religioso e dunque, in ultima analisi, la «Morte di Dio» è la conseguenza necessaria della religiosità. «Che altro sono ancora queste chiese», domanda l’uomo «Folle» del celeberrimo aforisma, «se non le fosse e i sepolcri di Dio?». Ciò, sia ben inteso, non significa negare metafisicamente Dio (nell’aforisma non si sostiene che Dio non esiste, ma che Dio «è Morto»), ma, allo stesso modo in cui smascherare l’errore non significa proporre una qualche Verità ad esso antagonista, significa semmai annunciare una nuova «consapevolezza», finalmente libera dai vincoli di Metafisica e Religione. 
Dio «e' Morto» (Vedi anche pubbl. Marzo 2014). Oggi si tende a ridurre la forza di questa affermazione di Nietzsche. Si sostiene che Nietzsche non abbia voluto dimostrare o fondare qualcosa come l' inesistenza di Dio, ma soltanto constatare che «gli uomini non hanno più bisogno di Dio e non credono più nella sua esistenza». Una Filosofia che, come quella di Nietzsche, nega ogni «Verità» in sé , non può poi pretendere che l'inesistenza di Dio sia una «Verità» in sé. 
Il «Divenire» del Mondo, (Vedi Pubbl. Febbr.-Marzo 2014 Tecnica e Senso Greco della Cosa- Il Divenire) che nella sua forma più radicale coincide con la «Creatività» dell' uomo, e' l'«Evidenza» , la «Verità Suprema» e «Indubitabile». Ma si tratta di capire che, se, al di là del «Divenire», esistesse un «Essere Immutabile» , un «Dio Eterno», una «Verità Definitiva» , il «Divenire» sarebbe solo un' apparenza, cioè non potrebbe esistere. Ma il «Divenire» e la «Creatività» umana sono la «Suprema Evidenza»; dunque non può esistere alcun «Essere Immutabile»; dunque «Dio e' Morto»; e' un Morto che per millenni e' stato creduto vivo. In “Così parlò Zarathustra” Nietzsche scrive appunto: «Che cosa mi resterebbe da creare se gli de'i esistessero?»: la «Creatività» e il «Divenire» dell'uomo non potrebbero esistere. Dunque non vi sono de'i", conclude Zarathustra. Questo dunque conclude la Dimostrazione che porta all'affermazione della «Morte di Dio». 
Nietzsche definisce «Nichilismo» quella condizione storica e spirituale in cui viene alla luce  definitivamente la menzogna della «Morale» e si scopre l’assoluta arbitrarietà dei valori su cui è fondata la Civiltà Europea. Tale scoperta, resa possibile dalla superiore civilizzazione dell’uomo moderno, sembra ridurre l’individuo ad un’esistenza priva di «Senso» e di «Scopo», al «Nulla Eterno» rappresentato dall’«Eterno Ritorno». 
Dio stesso ha finito per apparire «un’ipotesi troppo estrema», non più necessaria nelle nuove condizioni di sicurezza garantite dalla civiltà e dalla razionalizzazione della società. 
L’ estremizzazione del «Nichilismo», proprio perché distrugge ogni residua certezza Metafisica, preannuncia in realtà una nuova felicità per l’uomo capace di «dire si» ad un simile processo «decostruttivo» (per indicare la critica del procedimento con cui la Metafisica Occidentale ha definito l’Essere). Questa felicità, continua Nietzsche, coincide con il riconoscimento che ogni posizione di valore non è che l’espressione della «Volontà di Potenza» di singoli e gruppi e che la vita stessa, in quanto lotta di opposte «Volontà di Potenza», è la storia della sopraffazione dei forti sui deboli. I Valori, la Morale, le stesse Istituzioni non sarebbero perciò altro che lo stratagemma dei deboli e dei falliti per poter condannare e disprezzare i forti. 
Da questo punto di vista l’uomo forte sembra essere colui che è dotato di una superiore capacità interpretativa e la stessa lotta tra opposte «Volontà di Potenza» assume i tratti di un «conflitto» tra diverse interpretazioni (Esempio Fede e Ragione, vedi pubbl. Marzo 2013) o, come le definisce altrove Nietzsche, tra diverse «prospettive». 
Ciò non significa certo che tutte le «prospettive» si equivalgono, ma che, per discriminare tra di esse, è necessario avvalersi di nuovi criteri, estranei ai valori della tradizione Metafisica. I criteri che Nietzsche indica più costantemente per operare una tale scelta sono di tipo «fisiologico» (forza/debolezza, salute/malattia) e la sua stessa condanna del Cristianesimo e del Socialismo nasce proprio da una preferenza «fisiologica» della salute e della forza sulle istanze deboli e malate dell’egualitarismo. 
Nietzsche, ritornando ai suoi passati interessi estetici, collega «Arte e Volontà di Potenza». l’ Arte, a differenza di Metafisica e Morale, ma anche della Scienza, è l’unica attività umana libera da debolezza e malattia. Altrove, è lo stesso «Oltreuomo» a trovare il proprio modello nell’Arte e Nietzsche non esita a paragonare la «Volontà di Potenza» all’impulso Dionisiaco. 
L’Arte, come «raffinamento dell’organo», «divinazione», «sensualità intelligente», si oppone alla negazione nichilista e ascetica del corpo e si manifesta come testimonianza della «forza accresciuta» ed «espressione di una volontà vittoriosa». La «Volontà di Potenza» perciò non sarebbe altro che il Dionisiaco liberato e la dimensione estetica rappresenterebbe perfettamente la libertà estrema dell’uomo in un mondo privo di fondamenti e di essenze. Con questo recupero del Dionisiaco quale suggello della trasvalutazione di valori operata dall’«Oltreuomo» termina la parabola filosofica di Nietzsche. 
Non ci si e' mai resi conto, però, che anche la «Dottrina dell'Eterno Ritorno» di tutte le Cose ha lo stesso intento della «Dottrina della Morte di Dio»: escludere, in nome dell' «Evidenza» della «Creatività» dell'uomo e del «Divenire», ogni «Essere Immutabile» che smentirebbe e ridurrebbe a semplice apparenza tale «Evidenza». Lungi dall'essere un corpo estraneo nel pensiero di Nietzsche, la «Dottrina dell'Eterno Ritorno» appartiene alla voce che qui sopra abbiamo sentito, e anzi le aggiunge un timbro di straordinaria «Potenza». 
Quando le «Cose» diventano un Passato, si crede che non siano più modificabili dalla «Volontà» umana e sfuggano al suo «Potere». Irrevocabile e intoccabile, il Passato, che pur sembrerebbe regno di ombre e di fuochi fatui, diventa la massa più pesante e opprimente: incombente e Immutabile come Immutabile e' Dio che incombe sul «Divenire» e sulla «Creatività» dell'uomo. «Ciò che fu»: così si chiama il «macigno» che la «Volontà» non può smuovere , dice Zarathustra , quando essa si crede incapace di Volere a ritroso. Il «macigno» del «Così fu» grava sulla «Volontà» come il «macigno» di Dio; e' un «Essere Immutabile» come lo e' Dio e rende impossibile il «Divenire» della «Volontà», come Dio lo rende impossibile. E, dunque, come e' necessario affermare che Dio «e' Morto», così e' necessario affermare la morte del «macigno» del «Così fu», appeso al collo dell'uomo. 
La «Dottrina dell' Eterno Ritorno» ha appunto l' intento di indicare le condizioni che consentono alla «Volontà» di liberarsi dall'Irrevocabilità e Immutabilità del Passato. La «Volontà» e' «Creazione». (Questa e' l'Evidenza Suprema). Non può essere quindi qualcosa che si lasci sfuggire di mano il Passato, consentendogli di formare un regno intoccabile. Anche il Passato deve cioè continuare ad essere qualcosa di voluto. Non solo per un certo tempo, e poi non più ; ma in «Eterno». Ma la «Volontà» non può nemmeno chiudersi in «Eterno» nell'atto che vuole una certa cosa particolare, non può diventare essa stessa un «macigno Immutabile»: e' necessario che voglia anche altro, dopo ciò che essa dapprima ha voluto: dopo la veglia, il sonno, il cibo, l' amore e il dolore che si deve patire per ottenere ciò che si vuole. 
Si può dunque continuare eternamente a volere quel che dapprima si e' voluto, e, insieme, a volere altro ancora, solo se quel voluto (e ogni voluto) «Ritorna Eternamente», solo se infinite volte lo si rivuole così come era stato voluto. Se la «Volontà» non volesse eternamente questo anello dell'«Eternità» , e non fosse essa stessa questo anello, il passato le si ergerebbe contro come quel Dio Eterno che rende impossibile la «Volontà» e il «Divenire del Mondo». 
Tanto poco, dunque, la «Dottrina della Morte di Dio» e' la semplice constatazione che la gente non crede più in Dio, quanto poco ha «Senso» ritenere che la «Dottrina dell'Eterno Ritorno» sia la semplice constatazione che la gente non crede più nell'Immutabilità e Irrevocabilità del Passato. 
Queste due dottrine sono invece appoggiate sul Fondamento ultimo del «Pensiero Occidentale»: la «Fede nel Divenire». A differenza di quanto molti dei suoi stessi esponenti ritengono, il pensiero contemporaneo non e' uno «scetticismo ingenuo» che nega indiscriminatamente ogni «Verità» e quindi, per essere coerente, debba avere l' accorgimento di non presentare se stesso come «Verità» , e quindi debba evitare di intendere come qualcosa di fondato e di dimostrato la «Dottrina della Morte di Dio e dell'Eterno Ritorno». 
Chi non crede più di essere impotente verso il Passato e' l'uomo che ha oltrepassato l'uomo: «IL Super Uomo», perché sa che il «Divenire» e la «Creatività» del volere sono il Fondamento, la «Verità» originaria che esclude quella impotenza così come esclude ogni impotenza nei confronti di Dio.

sabato 10 maggio 2014

IL MONDO SI E' ALLONTANATO DAL SACRO E DA DIO


La Cultura include non solo eventi come l'Illuminismo, l'intera Filosofia degli ultimi quattro secoli e il suo riflettersi ovunque, ma anche la «Dottrina della Chiesa» , molto più antica del Pensiero Moderno , ma molto più giovane della Filosofia che è nata come critica di ogni religione, mito, fede e di ogni arbitrio dell'Intelletto e della Volontà. D' altronde la Teologia Cristiana e la Chiesa hanno quasi sempre avuto la saggezza di dare alla Filosofia il posto che le spetta, sia pure tentando di conciliarla con la «Rivelazione». 
E invece la Chiesa sa bene che lo sbandamento dei giovani e delle masse occidentali (e tra poco di quelle occidentalizzate) è dovuto al fatto che giovani e masse percepiscono, sia pure confusamente e di riflesso, che il Mondo si è allontanato dal Sacro e da Dio, e che tale allontanamento è dovuto a forti, fortissime ragioni, che non si riducono certo ai dogmi del laicismo. 
Da quando il Cristianesimo è diventato la Religione dell'Impero Romano e da quando Gesù , dicendo di «dare a Dio quel che è di Dio», voleva dire di non dare a Cesare (lo Stato) quel che è contro Dio , la dottrina ufficiale della Chiesa dichiara che se Cesare (lo Stato) fosse contro Dio la ribellione a Cesare (lo Stato) sarebbe legittima e, appunto, «Santa»). Il che però significa che la Chiesa farebbe in modo che «l' immersione della Fede nella dinamica sociale» sia guidata dal «legame con il mistero divino», cioè che la società (Cesare) sia robustamente guidata dal Dio Cristiano (Vedi Pubbl. Marzo 2013 S. Tommaso D’ Aquino/Fede e Ragione). 
Se così stanno le cose è indubbio che il peso della Chiesa in Italia è sempre maggiore; ma è un peso che cresce nel contesto di società dove la Ragione Critica e l'intera Cultura stanno portando sempre più lontano dal Sacro. 
la Grazia Soprannaturale presuppone l'educazione della natura umana : perché ci sia «Armonia» di «Ragione e Fede» occorre, per la Chiesa, l'educazione della «Ragione» , anche se poi si tratta di un'educazione controllata dalla «Fede». E' su questa «Ragione» che la Chiesa mostra di far leva quando combatte Aborto, Divorzio, Manipolazione genetica, Fecondazione artificiale, Unioni di fatto, etc. etc. 
Nei territori del mondo, e nei sensi e nelle coscienze dei giovani, sta crescendo l'eco della «Morte di Dio». Questa è la vera avversaria del mondo cattolico e in genere religioso , soprattutto quando essa si mostra nella sua inevitabilità. Mascherandola o ignorandola si favorisce e si alimenta la falsa coscienza di chi crede che l' avversario sia cosa di poco conto. 

venerdì 9 maggio 2014

IL MONDO SI E' ALLONTANATO DAL MESSAGGIO DI CRISTO


La Chiesa cattolica si propone come l'unica guida spirituale del Pianeta; la Morale Laica non e' in grado di costituire un'alternativa a quella Cristiana. Il Mondo, secondo la Chiesa , si e' allontanato troppo dal messaggio di Cristo. E qui e' il problema: La cultura Laica dei nostri giorni e' diventata incapace di scorgere le proprie grandi e potenti radici, il terreno da cui attinge la propria forza. E dunque e' una cultura debole, destinata alla sconfitta. Chi non sa di essere forte si comporta da debole. Prima o poi si fa togliere di mezzo. 
L' allontanamento dal Cristianesimo e' prodotto essenzialmente dalla Filosofia degli ultimi due secoli. Specie in campo biologico, Scienza e Tecnica oltrepassano oggi confini che per la Chiesa sono inviolabili. Come Volontà di accrescere indefinitamente la «Potenza» dell' uomo , esse hanno fiducia di avere dinanzi spazi illimitati, liberi da leggi che proibiscano certi percorsi e ne prescrivano altri. 
E' in nome della tradizione filosofica che la Teologia cattolica sbarra la strada alle avventure della Scienza e della Tecnica. Ma tanto la Chiesa quanto i suoi odierni avversari non comprendono la «Potenza» e l' Inevitabilità del processo in cui la Filosofia contemporanea ha distrutto la grande tradizione dell'Occidente ed e' giunta alla negazione di ogni «Essere» e di ogni sapere «Immutabile». Tanto la Chiesa quanto i suoi odierni avversari riducono la Filosofia contemporanea a un «Relativismo» invertebrato, a uno «Scetticismo» ingenuo che negando ogni «Verità Assoluta» (Vedi pubbl. Marzo 2014) non sa nemmeno di avere la pretesa di valere esso come l'unica «Verità Assoluta». 
Ma la Filosofia contemporanea non ha nulla a che vedere con lo «Scetticismo» ingenuo. Nei suoi luoghi più alti (Nietzsche, Gentile, Wittgenstein, Heidegger, e innanzitutto Leopardi), essa comprende che se il mondo e' «Divenire», creazione e annientamento delle cose e degli eventi, allora e' impossibile che al di là o all' interno del mondo esista una qualsiasi «Realtà Immutabile» e una qualsiasi «Verità definitiva», perché esse anticiperebbero tutti gli eventi del «Divenire», che dunque sarebbe ridotto a pura illusione. Per la Filosofia contemporanea e' quindi necessario liberarsi dal Cristianesimo, che vuol essere appunto la «Verità definitiva» e suprema in cui viene affermata la «Realtà immutabile di Dio». 
Certo, la «Potenza» invincibile che questo discorso possiede , una volta che si riconosca l' esistenza del «Divenire» (Vedi Pubbl. Febbr.-Marzo 2014 Tecnica e Senso Greco della Cosa- Il Divenire), non e' a portata di mano; ne' qui può essere indicato in modo appropriato. La Filosofia tende oggi a vivere di rendita, a ridursi a letteratura, a esibizione di stati d' animo, a rimasticatura di concetti scientifici, a descrizione storica: a qualcosa di imbelle rispetto a una Volontà che, appoggiandosi o inscrivendosi in una grande e sperimentata istituzione come la Chiesa cattolica, sia decisa a ripristinare i vecchi valori della tradizione e a mostrare l' «Armonia» tra la «Ragione» e la «Fede» in Cristo (Vedi Pubbl. Marzo 2013 S. Tommaso D’ Aquino/Fede e Ragione) . 

Ma al di sotto di questi fenomeni si distende il sottosuolo della Filosofia Contemporanea, dove l' intera tradizione dell' Occidente (filosofica, politica, giuridica, artistica, religiosa, morale) viene inevitabilmente condotta al tramonto. Qui, l'unico immutabile e' la distruzione di ogni immutabile. 
La Morale della tradizione ha sempre mirato a dare all'uomo la vera e maggiore «Potenza» rendendolo alleato della suprema «Potenza» di Dio. Con la «Morte di Dio» la Morale rende l' uomo «Potente» mediante la nuova alleanza con la «Potenza» suprema della «Tecnica» (vedi Pubbl. Genn.-Febbr. 2014). In questa prospettiva devono essere oggi affrontati i problemi morali aperti dalla civiltà della «Tecnica». Il cattolicesimo si crede dunque ed e' creduto vincente proprio nel momento storico in cui la sua vita reale e' finita , sebbene continui rigogliosa la sua vita apparente. 
Nell'apparenza, la Chiesa raccoglie l' eredità del Comunismo, da' speranza alle masse dei diseredati, si leva contro il Profitto Capitalistico fine a se stesso. Prigionieri dell' apparenza, non ci si avvede che anche il Comunismo era morto bene prima del crollo del muro di Berlino e che anche la sua era una vita apparente. Giacché anche il Comunismo marxista si e' presentato come «Verità definitiva», come affermazione delle leggi immutabili che regolano il processo storico del superamento del Capitalismo. Non si deve dire, allora, che il Comunismo e' morto dello stesso male che mina il Cristianesimo e tutte le forze della tradizione occidentale? e che la vittoria apparente della Chiesa maschera la sua sconfitta reale? 

giovedì 1 maggio 2014

IL CARATTERE POLITICO DELLA CHIESA







La Chiesa ha un carattere essenzialmente «Politico», anche se nel raduno la gente prega, giacché pensa e agisce in nome di Dio, ossia lo prega di guidarla. Certo, si può pensare che in questo modo la Chiesa si trovi in contrasto con l' «Interiorità» dell' esperienza religiosa. Ma, anche qui la contraddizione tra «Visibilità Politica» della Chiesa e «Interiorità Religiosa» non è un fatto accidentale, dovuto a una congiuntura storica, ma appartiene al cuore della vita cristiana. 
Gesù dice: «Quando pregate, non fate come gli ipocriti, i quali amano pregare nelle sinagoghe e agli angoli delle piazze per essere visti dagli uomini... Quando vuoi pregare, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo in segreto». 
Però è ancora Gesù a dire: «Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio». 
Questo significa che a Cesare (lo Stato) non solo non si deve dare quel che è di Dio, ma nemmeno quel che è contro Dio; e che dunque Cesare (lo Stato) non deve essere in contrapposizione a Dio, al Dio di Gesù (vedi Pubbl. Marzo 2013 Fede e Ragione). E perché ciò avvenga, la gente deve aprire la porta delle sue camere, uscir fuori, radunarsi e agire affinché lo Stato non sia contrario a Dio. 
La vocazione «Politica» della Chiesa risale a Gesù. Come risale a lui il contrasto tra «Interiorità della vita religiosa» e «Politicità» della Chiesa. La tradizionale dottrina cattolica sostiene che «Al di fuori della Chiesa non c' è salvezza»; qui la Chiesa ha perfettamente ragione, anche se potrebbe evitare molti equivoci esprimendosi con maggiore chiarezza. Per la Chiesa si salva ogni uomo in «Buona Fede»: sia egli Cristiano, Buddista o Ateo. Si salva ogni uomo che agisca conformemente a quel che egli ritiene buono, e che può anche essere del tutto difforme da ciò che per la Chiesa è buono. D' altra parte, per essa, la «Potenza» che salva l' uomo in «Buona Fede», qualunque sia la sua «Fede», è Dio e non un qualunque Dio, ma il Dio di Gesù, che essa testimonia. 
Per la Chiesa l' universo ha cioè un certo «Senso», un «Senso divino»; dunque soltanto all'interno di questo «Senso» l' Uomo in «Buona Fede» può salvarsi, qualunque sia la sua «Fede». Al di fuori di tale «Senso», che la Chiesa «Crede di scorgere», non può esistere la «Potenza» capace di condurre l'uomo alla «Salvezza Eterna». La Chiesa non può parlare diversamente. 
Chi afferma che la Chiesa ha fatto un «Passo indietro» non sa quel che dice. Pretendere che riconosca che al di fuori di lei ci possa essere salvezza è come pretendere che ammetta che il «Senso» del Mondo, in cui essa crede possa essere falso. Non esageriamo! E ci si meraviglia di questo presunto «Passo indietro». 
Tuttavia, ancora una volta è Gesù a esortare i discepoli: «Andate per tutto il mondo, predicate l'Evangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo; chi invece non crederà sarà condannato». Ma la Chiesa è appunto l' insieme dei discepoli che Gesù ha chiamato a sé e dalla cui predicazione dipende la salvezza degli uomini. 
Da qualche decennio, si dice, la Chiesa è sempre più visibile. Ma sono due secoli che il pensiero filosofico mostra l' impossibilità di un mondo come quello in cui crede il Cristiano, cioè l' impossibilità di ogni «Essere eterno», e dunque mostra l' impossibilità di ogni «Verità Assoluta» (vedi Pubbl. Marzo 2014) che rispecchi quell'«Essere» e l' impossibilità di ogni limite assoluto all'agire dell' uomo. Sì, da qualche decennio la Chiesa è sempre più «Visibile», ma all' interno di un processo storico che, inevitabilmente, «Sta portando il Mondo nella lontananza estrema dal Cristianesimo» e dai valori della civiltà occidentale. Non si pensi che la Filosofia è troppo debole per guidare il mondo. 
Il Capitalismo (vedi Pubbl. Giu-Lug-Ago-Sett. 2013) (come il Comunismo) è una grande e autentica Filosofia. Max Weber vedeva appunto un legame profondo tra il Capitalismo e la riflessione razionale sull'etica protestante. Ma il Capitalismo è condannato dalla Chiesa: è un nemico della coscienza cristiana nella misura in cui assume come scopo il «Profitto» e non il «Bene Comune» della società. Nemica anche la «Tecnica» (vedi Pubbl. Genn.-Febbr. 2014), in quanto oggi assume come principio che «Tutto ciò che può essere fatto è da farsi» ,un principio che, anche se i tecnici non lo sanno, scaturisce dall'«Essenza» stessa della Filosofia contemporanea. Come accade, anche se i politici non lo sanno, nella Democrazia Moderna, che è nemica della Chiesa perché rifiuta la pretesa di ogni «Fede» di essere «Verità Assoluta» e di diventare legge dello Stato.