venerdì 28 febbraio 2014

TECNICA E IL «SENSO» GRECO DELLA «COSA» (CAP. 2)



In tutta la tradizione del pensiero filosofico, dalle origini al XIX secolo, il «Divenire delle Cose» (ossia «L’ Esser-Cosa», come oscillazione tra «L’ Essere» e il «Niente») viene inteso non come l’ aspetto definitivo e conclusivo, ma come l' aspetto originario e originariamente manifesto del «Senso» della «Cosa»: come l’ aspetto che, per quanto indubitabile e prioritario, deve essere però integrato dall’ affermazione dell’ esistenza di una realtà «Indiveniente», «Eterna», «Immutabile», «Divina», e deve essere così integrato, appunto perché è la «Verità» stessa a richiederlo.
L’ evocazione Greca del «Senso» della «Cosa» sprigiona cioè la «Volontà di Dominio», ma questa «Volontà» è circondata dai limiti invalicabili della «Divina Realtà Immutabile» e delle sue proiezioni nel mondo (le Leggi di natura, Fisiche, Psichiche, Morali, Politico-Giuridiche, ecc.). 
Con la Filosofia Contemporanea incomincia, invece, ed è tuttora in atto, un processo di autocritica della Filosofia, dove vien messa sempre più in questione ogni «Verità» che presuma presentarsi come «Incontrovertibile e Immutabile», e ogni «Realtà» «Indiveniente ed Eterna». Ma anche nella Filosofia Contemporanea continua a rimanere fermo il «Senso» Greco della «Cosa»; anzi si presenta nella sua maggiore purezza e radicalità, in quanto l’ oscillazione delle «Cose» tra «l’ Essere» e il «Niente» non è più intesa soltanto come l’ aspetto originario e originariamente evidente delle «Cose», ma anche come il loro aspetto definitivo. In questo modo la «Volontà di Dominio» non trova più alcun limite nell’ esistenza di una realtà «Immutabile» , ma può spingersi sino a progettare il «Dominio» della totalità stessa delle «Cose». Un «Dominio» che sembra tanto più concreto e lontano dall’ utopia quanto più efficace e potente si presenta il Sapere Scientifico, che forse più di ogni altro fattore ha contribuito a mettere in questione l’ idea di una  «Verità» o di una «Realtà» «Immutabili». La Filosofia Contemporanea è pertanto completamente solidale con la «Scienza Moderna» e con la Civiltà della «Tecnica». 
Ma è ancora completamente aperta la questione di fondo, sulla quale nessuno si interroga, ma dalla quale dipende il «Destino dell’ Occidente e dell’ Intero Pianeta»:
Qual’ è la «Verità» del «Senso» Greco della «Cosa»? e dunque: Qual’ è la «Verità» della nostra Civiltà? Queste domande ne portano con sé un' altra: Qual’ è la «Verità» della negazione della «Verità»?

Sino a che queste domande restano senza risposta, ogni pretesa di comprendere il «Senso» della nostra esistenza nella Civiltà della «Tecnica» è destinata a fallire; come lo sono tutti i tentativi di risolvere i problemi concreti del nostro tempo. Se alla loro radice si trova la «Volontà di Dominio» e di «Potenza» (la Volontà che oggi si presenta come possibilità di distruzione della Terra) e se la «Volontà di Potenza» si sprigiona dal «Senso» Greco della «Cosa», allora la possibilità del tramonto della «Volontà di Potenza» è affidata innanzi tutto alla possibilità del tramonto di quell’ evento gigantesco che è l’ apertura del «Senso» Greco della «Cosa». 
Ma affinché questa possibilità sia autentica, è innanzi tutto necessario conoscere gli «Abissi» e le «Altezze» del pensiero filosofico, e la sua crescita storica, e il suo incarnarsi negli eventi e nelle forme della nostra civiltà .    
    

venerdì 21 febbraio 2014

TECNICA E IL «SENSO» GRECO DELLA «COSA» (CAP. 1)


A partire dalla Filosofia Greca , una «Cosa» è ciò che si mantiene in un provvisorio equilibrio tra l’ «Essere» e il «Non Essere», e quindi come oscillante tra l’ «Essere» e il «Niente». Queste due ultime parole, certo, esistono già nella lingua più antica dei Greci , ma soltanto con la comparsa della Filosofia il «Non Essere» viene pensato come negazione di ogni aspetto del «Tutto» e il «Tutto» viene pensato come «Essere», ossia come ciò che ha «Niente» fuori di sé . 
A partire dalla Filosofia Greca, e una volta per tutte, una «Cosa» è ciò di cui si dice che è, ma non era e non sarà. Ossia è, ma era «Niente». Appunto questo è il suo equilibrio provvisorio tra l’ «Essere» e il «Niente». Solo col pensiero Greco viene condotta per la prima volta nel linguaggio quella rete di rapporti che unisce in modo determinato l’ «Essere» e il «Niente» ai colori, ai suoni, qualità, aspetti, forme del mondo, e che da questa unione ottiene ciò che noi, «Uomini dell’ Occidente» intendiamo per «Cosa». 
Ma proprio perché le «Cose» sono pensate come equilibrio provvisorio, e come oscillazione tra l’ «Essere» e il «Niente», e dunque come «Divenire» (Uscire dal «Niente» e ritornarvi), proprio per questo il proposito di dominarle, «Producendole e Distruggendole», acquista una radicalità mai prima posseduta . Infatti, «Produrre» significa ora «Far passare dal “Niente” all’ “Essere”» e «Distruggere» significa «Far passare dall’ “Essere” al “Niente”». Ed è appunto secondo questi significati che, un poco alla volta, si costituiscono tutte le forme della «Cultura» e della «Vita» nella Civiltà Occidentale. 
All’ inizio della Storia dell’ Occidente la forma più alta di questa capacità estrema di «Produzione e Distruzione» è assegnata a «Dio»; al culmine della nostra storia questa capacità estrema si esprime nella «Tecnica» anche se la civiltà della «Tecnica» tende a dimenticare la propria radice Greca. 
La «Repubblica» di Platone non è la grande e vana Utopia di uno Stato governato dai filosofi : la «Civiltà Occidentale» (la gigantesca vicenda di fatti e di eventi che costituiscono la «Civiltà» oggi dominante sulla terra) è la «Repubblica» fondata da Platone e dal pensiero Greco. 
Tale pensiero è il «Seminatore dell’ Occidente», il «Custode» che apre lo «Spazio» in cui cresce la nostra Civiltà. Il «Senso» dell’ «Esser-Cosa», stabilito dal pensiero Greco , è appunto lo «Spazio» all’ interno del quale, un poco alla volta, si sono portate tutte le azioni e le opere dei popoli. La Civiltà della «Tecnica» è il modo in cui oggi domina il «Senso» Greco della «Cosa» (Vedi Pubbl. Gennaio 2014 Tecnica-Introduzione).  


Tale «Senso», però, appare all’ inizio congiuntamente alla volontà di manifestare la «Verità» di esso e quindi la «Verità» dell’ «Ordinamento» secondo cui si costituisce la totalità delle «Cose». Anche qui, appare per la prima volta, con i primi filosofi greci, l’ «Idea» di un sapere che sia «Innegabile»: «Innegabile» non perché la società e gli individui abbiano fede in esso, o vivano senza dubitare di esso (come era accaduto nei millenni precedenti, dove l’ esistenza dell’ uomo era guidata dal mito), ma perché esso stesso è capace di respingere ogni suo avversario e ogni sua negazione: l’ «Idea» di un sapere che non può essere negato né da uomini, né da dei, né da mutamenti di tempi e di  costumi. Un sapere assoluto, definitivo, incontrovertibile, necessario, indubitabile: la «Verità». E’ all’ interno di questa volontà di «Verità» che, nella Civiltà Occidentale, emerge il «Senso» della «Cosa»       

  

TECNICA E APPARATO SCIENTIFICO-TECNOLOGICO


Si può affermare il Declino dell' Occidente per il motivo che le masse del Sud America, dell' Asia, dell' Africa stanno sostituendo negli Stati Uniti e in Europa le popolazioni di razza bianca, sempre meno prolifiche? Oppure questa tesi si dimentica delle strutture in cui ogni razza è inevitabilmente inscritta, e che la struttura oggi sempre più dominante è il frutto più maturo dell' Occidente , dunque ben lontano dal declino , e si chiama «Tecnica»? 
La parola Colonizzazione indica infatti non un semplice flusso demografico, ma la volontà di trapiantare in altre regioni i propri progetti sul modo di organizzare l' esistenza. Ad esempio, il progetto Cristiano, Capitalistico, Comunista, Democratico, Islamico, che si sono scontrati e si scontrano (oltre che tra di loro) con i progetti in cui la colonizzazione si imbatte, prevalendo su di essi. E a prima vista si può ritenere che, più o meno intenzionalmente, l' immigrazione in Europa sia soprattutto un processo di colonizzazione islamica del nostro continente e in misura minore degli Stati Uniti. 
Ma questo è solo l' aspetto esterno del fenomeno , peraltro già in grado di determinare, nelle popolazioni di razza bianca, gravi problemi e conflitti. C' è dell' altro. Quei progetti sono le strutture in cui gli individui e i popoli vivono e con cui trasformano il mondo. Chi non rimane al loro interno è un grande pioniere che apre un nuovo percorso storico, evoca cioè una struttura nuova. Oggi il mondo è avviato verso una struttura di cui tutte le altre hanno bisogno , anche per combattersi tra loro e prevalere le une sulle altre. 
Si tratta dell' «Apparato Scientifico-Tecnologico», che costituisce l' autentica forma di globalizzazione (ed è essenzialmente diverso dal Capitalismo). Ne riconoscono l' importanza anche coloro che sembrano più lontani da esso, come risulta anche da recenti dichiarazioni di esponenti del mondo cristiano e islamico. Ciò avviene perché continua a prevalere la convinzione che la «Tecnica», di per se stessa, sia neutrale e divenga «Buona» quando sia usata bene, «Cattiva» quando sia usata male. Eppure essa è un progetto non neutrale: la crescita indefinita della propria «Potenza». I progetti, o strutture, di cui stiamo parlando, si servono della «Tecnica», ma ne sono anche il limite, perché le impediscono di produrre tutto ciò che è in contrasto con i loro contenuti (economici, religiosi, politici, eccetera). 
La costruzione di nuove forme dell' esser uomo , alla quale appartiene ad esempio la cosiddetta «Ingegneria genetica» , è condannata sia dal Cristianesimo sia dall' Islam. Possibilità gigantesche sono frenate e spente in quanto appaiono moralmente riprovevoli. Il che accade anche quando sono giudicate economicamente e politicamente svantaggiose. Rimane però indubbio che una «Tecnica» non limitata in questo modo finisca col prevalere su una «Tecnica» che invece sia così limitata, cioè al servizio di quei progetti. 
La forma più «Potente» di «Tecnica» è allora quella che si libera da ogni limite. E noi sappiamo quale sia il limite più massiccio all' agire umano a cui l' uomo abbia pensato lungo la propria storia: è Dio e le sue leggi. La «Tecnica» più «Potente» è dunque quella che, oltre che degli altri limiti, si libera da Dio e dalle sue leggi. Ormai, anche l' anima religiosa (soprattutto quella monoteista) è costretta a combattere i propri avversari con la «Tecnica». E se, come in effetti sta avvenendo, essi si allontanano sempre più da Dio, e possono quindi avvalersi di una «Tecnica» sempre più libera dai vincoli del divino, e quindi sempre più «Potente», allora l' anima religiosa si trova di fronte a questo dilemma: o rinuncia alla «Potenza» prometeica che si libera di Dio , ma in questo modo si arrende e si sottomette alle potenze del «Male» , oppure non intende arrendersi, e in attesa che la «Fede» che muove le montagne faccia ritorno, è costretto a combattere le montagne dei nemici servendosi della «Tecnica Potente», e sempre più «Potente», ossia di quella che scioglie via via tutti i vincoli imposti dal divino. 
L' Occidente è il viandante che sta sempre più allontanandosi dal divino. Lo ripete il pontefice, la Chiesa cattolica, i rappresentanti dell' Islam. Questo sarebbe certamente il declino degli Stati Uniti e dell' Europa, in quanto Nazioni guidate dalla razza bianca. 
Ma non sarebbe il declino dell' «Apparato Scientifico-Tecnologico» che ormai costituisce l' «Essenza» dell' Occidente e va subordinando a sé tutte le altre strutture e dunque anche la struttura che si chiama «Nazione», e sta diventando l' autentico impero. Quelle strutture si illudono di servirsi della «Tecnica». Si illude anche quel movimento islamico-comunista che non ha nulla di straordinario o di balzano, visto che l' Islam ha sostituito l' Unione Sovietica alla guida delle rivendicazioni dei popoli poveri. Alla «Tecnica» è indifferente la razza della materia umana che si unisce alla «forma Tecnica». 
Oggi gli immigrati restano ai margini delle società avanzate, perché le loro prestazioni sono ancora insufficienti rispetto alla complessità dell' «Apparato Scientifico-Tecnologico». Ma, quando questa congiuntura fosse superata, il cuore dell' Occidente continuerebbe a vivere anche se la pelle degli occidentali avesse cambiato colore. Si tratta di un dramma delle razze e delle culture in cui sono cresciute, non di quel cuore. Del dramma, dunque, non solo della razza bianca e cristiana, ma anche di quelle non bianche e non cristiane che dilagano nel Nord del Pianeta. Il loro dramma è il dilemma che le attende , e da cui escono sopravvivendo come razza, non come cultura, dunque non come cultura islamica

venerdì 14 febbraio 2014

TECNICA E NATURA


Secondo la Scienza l' Universo è incominciato con un' immane catastrofe, il «Big Bang» che ha squarciato i Sovrumani Silenzi, e terminerà con un' altra non meno gigantesca catastrofe, l' «Entropia», la degradazione dell' energia, che a quei silenzi riconduce (Vedi Pubbl. Marzo/Aprile 2013 «Inquinamento - consumismo - La legge dell’ Entropia - Analisi e Sintesi). 
Nel frattempo altre catastrofi devastano l' Universo e la Terra. Tra l' una e l' altra, intervalli che all' uomo sembrano lunghissimi e nei quali, d' altra parte, e frequenti, altre minori catastrofi si producono, quelle che uccidono migliaia di persone e di cui danno notizia i mass media. Il «Potenziale Tecnico» dell' uomo non è ancora in grado di fronteggiarle. Come è accaduto con l' eruzione del vulcano islandese dell'Eyjafjöll (Marzo 2010). Quel «Potenziale» è invece in grado di gareggiare con la distruttività del Fenomeno Entropico: se scoppiasse un conflitto nucleare tra «Stati Uniti e Russia» (Vedi Pubbl. Dicembre 2013) la terra sarebbe distrutta tanto quanto potrebbe esser distrutta dalla «Natura». 
Sul piano della distruttività Tecnica e Natura si combattono alla pari. Noi viviamo in uno di quegli intervalli tra catastrofi minori, di cui si diceva. E' in relazione ad esso che ha «Senso» parlare di destinazione della Tecnica al «Dominio del mondo» e della sua capacità di tener testa alla «Natura». E dire che la «Natura» si ribella ha «Senso» solo in relazione ai progetti dell' uomo. La sua ribellione, inoltre, può essere ben più radicale di quelle a cui ci è dato di assistere. 
A volte ci si trova di fronte ad affermazioni che sembrano inoffensive. Ad esempio questa, che le leggi della scienza (da cui la Tecnica è guidata) sono ipotetiche, cioè non sono «Verità assolute». Spesso gli scienziati se ne dimenticano. Ma l' ipoteticità delle leggi scientifiche significa ad esempio che un corpo, abbandonato a sé stesso, da un momento all' altro, invece di cadere verso il basso potrebbe andare verso l' alto. 
Qui la ribellione possibile della «Natura» è ben più radicale. La provvisorietà della destinazione della Tecnica al «Dominio del mondo» è ancora più marcata. Si fa avanti, in tutta la sua gravità, il problema della «Salvezza dell' uomo». 

TECNICA «STRUMENTO INSOSTITUIBILE»


Un popolo che non voglia vivere in sogno deve guardare l' intera configurazione storica del presente e, se vuole capirne il «Senso», deve decifrare il passato e il futuro del Pianeta. Capitalismo, Democrazia, Cristianesimo, Islam, Comunismo, Nazionalismo (e anche le degenerazioni di queste categorie, come ad esempio il Terrorismo islamico o la Mafia) sono le forze che oggi si servono della «Tecnica» per prevalere le une sulle altre , e ogni forma Economico-Sociale si inscrive in esse. 
Poiché la «Tecnica» è ormai lo Strumento insostituibile per realizzare scopi, ognuna di queste forze evita di ostacolare le prestazioni di tale Strumento, ma anzi mira a rafforzarne sempre di più la «Potenza». Quando ciò accade , queste forze finiscono col perdere di vista lo scopo che le caratterizza (ad esempio, per la Democrazia lo scopo caratterizzante è la realizzazione di un mondo democratico), e finiscono con l' assumere come scopo il crescente potenziamento dello Strumento-Tecnica. Finiscono cioè col diventare qualcosa di essenzialmente diverso da ciò che esse vogliono essere. Lo «Scopo» di un agire ne determina infatti l' «Essenza» (Aristotele)(Vedi Pubbl. Agosto2013). Il mangiare che è presente «nel mangiare per vivere» è qualcosa di essenzialmente diverso dal mangiare che è presente «nel vivere per mangiare». 
La Democrazia che ha come «Scopo» un mondo democratico è essenzialmente diversa dalla Democrazia che, per prevalere, assume come «Scopo» il crescente potenziamento dello Strumento che dovrebbe realizzare quel mondo. Lo stesso si dica del Capitalismo, dell' Islam, del Cristianesimo, eccetera. La fondamentale «tendenza di lungo periodo» è appunto questo rovesciamento, dove lo Strumento diventa lo «Scopo». 
Ogni strumento si logora. Finisce con l' essere distrutto e sostituito. Si logora, appunto, per realizzare ciò che deve logorarsi il meno possibile, cioè lo «Scopo» dell' agire che si serve di tale strumento. Le forze sopra nominate, che intendono servirsi della «Tecnica» per realizzare gli scopi da cui esse sono caratterizzate, non possono quindi non logorare la «Tecnica», assunta nel suo insieme come semplice strumento. Nel suo insieme, la «Tecnica» non è infatti una macchina tra le altre, e quindi sostituibile. Nel suo insieme, la «Tecnica» non è oggi sostituibile da uno strumento più efficace. Quindi il suo logoramento riduce la capacità di realizzare gli scopi delle forze che della «Tecnica» intendono servirsi. Tra mezzo e fine non c' è solidarietà, ma contraddizione. Appunto perché il mezzo, per rendere stabile il fine, deve logorarsi, e logorandosi determina l' instabilità del fine. 
Accade così che Capitalismo, Democrazia, Cristianesimo, Islam, eccetera, per rendere stabili i loro scopi, provvedano a logorare il meno possibile lo Strumento «Tecnica». Ma quando ciò accade, il loro «Scopo» autentico non è più quello che esse credono di realizzare, ma è il logoramento minimo dello Strumento, e cioè, daccapo è il potenziamento crescente di tale Strumento. In conclusione , Sia «a Destra» sia «a Sinistra» si crede che le forze di cui abbiamo parlato, e persino gli individui e i gruppi sociali, abbiano la capacità di controllare la «Tecnica», cioè di servirsene come semplice mezzo. 

venerdì 7 febbraio 2014

TECNICA - STATO - ECONOMIA


Una delle radici dello Stato moderno è il desiderio dell' uomo di sottrarsi all' imprevedibilità della vita, facendo funzionare lo Stato come una macchina tecnicamente razionale a cui viene riconosciuto il monopolio della forza e che quindi consente a ognuno di calcolare in anticipo le conseguenze delle azioni proprie e altrui. Così si esprime Max Weber; ma questa constatazione risale a Hobbes. Allo Stato si chiede di eliminare il più possibile il rischio del vivere. 
Anche il Capitalismo è un calcolo razionale (a differenza delle forme violente di acquisizione della ricchezza). Tuttavia è anche rischio, scommessa, imprevedibilità delle conseguenze dell' agire. Due componenti inseparabili, fino a che il Capitalismo esiste nella sua forma tradizionale. 
Il talento dell' imprenditore (vedi pubbl. Ottobre 2013) sta nell' indovinare ciò che dal punto di vista scientifico è imprevedibile: la forma relativamente più remunerativa di investimento. A sua volta, il talento è inseparabile dalla fortuna. Il più capace degli imprenditori, se è sfortunato, non è capace. Oggi si sa che una teoria scientifica non è valida se non è confermata e che tale conferma è una forma di fortuna, una circostanza felice. 
Ma l' imprenditore capace deve avere una fortuna incomparabilmente più grande di quella richiesta per le teorie scientifiche: egli ha tanto più successo quanto più rischia, cioè si lascia alle spalle le precauzioni della razionalità scientifica, che essendo di dominio pubblico sono adottabili anche dalla concorrenza. Sebbene siano entrambi macchine tecnicamente razionali, Stato e impresa capitalistica vanno dunque in direzioni opposte: azzeramento e moltiplicazione del rischio. 
La tendenza verso lo Stato-Azienda , o l' Azienda-Stato , non è soltanto un fenomeno italiano. Alla sua base sta il crescente potenziamento dell' Economia e il crescente indebolimento dello Stato moderno. Ciò nonostante, a tale potenziamento corrisponde non solo l' indebolimento dello Stato, ma anche quello della produzione economica legata principalmente al rischio, al talento e alla fortuna del singolo imprenditore. 
La macchina economica tende a diventare l' erede della macchina statale e del compito, proprio di quest' ultima, di garantire gli individui dal rischio del vivere. Contro l' oppressione di uno Stato sempre più obsoleto rispetto ai bisogni della società civile, le «Destre» mirano invece, ancora, a un' Azienda-Stato diretta da ultimo (sebbene non esclusivamente) da uno o più superimprenditori capaci di rischiare e soprattutto fortunati. 
Ma in questo modo si mira a qualcosa che corre a sua volta il rischio di diventare obsoleto prima di nascere. Lo Stato-Azienda, così inteso, è uno Stato a rischio. Certo, in Democrazia l' elettorato ha il diritto di rischiare e di imporre il rischio alle minoranze, credendo che la fortuna continuerà ad accompagnare i superimprenditori statali. Però è opportuno sapere quel che si sta facendo. 
La difesa dello Stato tradizionale contro le prevaricazioni dell' Economia è invece propria delle «Sinistre». Che a loro volta stentano a comprendere la tendenza, di cui si è detto, che conduce dalla macchina tecnicamente razionale dello Stato a quella di una Economia sempre più simile alle procedure scientifiche e sempre meno bisognosa del carisma e della fortuna di certe persone , la presenza delle quali può peraltro costituire un passaggio obbligato.
Ormai, anche le «Sinistre» credono nella necessità di rafforzare l' iniziativa privata; e la concezione minimalista dello Stato non equivale, per le «Destre», alla soppressione di esso. Ma le «Sinistre» continuano a credere nella capacità dell' apparato giuridico statale di guidare i popoli. Per esse la crisi dello Stato può essere superata restando all' interno della Politica.

Si tratta di comprendere che è la «Tecnica» a conferire potenza agli Stati e alle Economie. Nel suo significato più autentico la «Tecnica» è la «Potenza» che presta ascolto alla voce del pensiero filosofico degli ultimi due secoli , la voce cioè che mostra l' inesistenza di ogni limite assoluto all' agire dell' uomo e innanzitutto all' agire tecnico. Tale ascolto non va confuso con un ozio astratto: è la condizione che consente all' operatività «Tecnica» di accrescere indefinitamente la propria «Potenza». 
Andiamo verso un tempo in cui, a eliminare il rischio del vivere, non sarà più né la forma tradizionale dello Stato né lo Stato-Azienda, ma la «Tecnica», di cui entrambi hanno così bisogno da doverla togliere dalla sua funzione di «mezzo» per assegnarle quella di «scopo». Non più lo Stato o lo Stato-Azienda che si servono della razionalità tecnologica, ma quest' ultima che si serve di ciò che rimane di essi una volta che da scopi siano diventati mezzi: mezzi di cui la «Tecnica» può servirsi per accrescere il proprio «Dominio sul mondo». Se a questo punto si vuol usare ancora la parola Politica, si può dire che la grande Politica è destinata a restare estranea alle «Destre» e alle «Sinistre» mondiali fino a quando non comprendano l' inevitabilità della rotazione che dalla dominazione dello Stato e dell' Economia conduce alla «Dominazione della Tecnica».

sabato 1 febbraio 2014

LA «POTENZA« DELLA TECNICA (CAP. 3)


Da quando l' uomo si crede attivo, non esiste attività umana che non sia Tecnica: Religione, Mistica, Arte, Filosofia, Scienza, Diritto, Politica; e quindi gestioni ideologiche della Tecnica: Statunitense e Sovietica, Russa, Cinese, Europea, Indiana, Islamica, Cristiana, Democratica, Capitalistica, ecc. Tutti apparati di mezzi coordinati a fini tra loro conflittuali: «Una pluralità di tecniche» in lotta tra loro. 
Oggi, per realizzare i loro scopi, le Tecniche del passato (Capitalismo, Democrazia, Cristianesimo ecc.) intendono servirsi, come mezzo, della Tecnica guidata dalla Scienza Moderna, la più «Potente». È allora per più motivi inevitabile che esse finiscano per assumere tutte, come scopo, non più il loro, ma l' aumento indefinito della «Potenza» del mezzo che dovrebbe servire a produrre il loro scopo. 
Molteplici, dunque, le Tecniche per aumentare la «Potenza» disponibile, ma questo aumento tende a essere il loro scopo comune, tende a prevalere. Lottano ancora tra loro, ma più radicale è la lotta di ognuna contro il proprio strumento, affinché non divenga il loro scopo. L' esito della lotta rimane incerto sino a che la Tecnica viene intesa in modo semplicemente scientistico, tecnicistico. 
Le Tecniche della tradizione, infatti, possono risospingere la Tecnica scientifica alla sua funzione di mezzo sino a che essa non percepisce l' insegnamento essenziale del pensiero filosofico del nostro tempo: l' impossibilità di ogni limite assoluto all' azione dell' uomo. Percependolo (più o meno adeguatamente), la Tecnica scientifica ha infatti una «Potenza» superiore a quella che le compete se essa sospetta (più o meno fondatamente) di volere violare l' Inviolabile (che da ultimo è il Divino), di voler realizzare l' impossibile. 
la «Potenza» è la capacità di superare i limiti che ostacolano la Volontà. Ma i valori eterni sono i limiti assoluti, che più degli altri ostacolano la Volontà di «Potenza» e di governo della storia. Se l' Essenza della Filosofia degli ultimi due secoli mostra l' impossibilità di ogni Valore Eterno, la Volontà di «Potenza» che scorge questa impossibilità è più «Potente» e da ultimo è inevitabilmente vincente rispetto alla Volontà di «Potenza» che invece non scorge quella impossibilità e crede, illudendosi, che la maggiore «Potenza» sia data da Dio. 
Se la salvezza dell' Europa è una questione di «Potenza», allora la salvezza può farsi avanti solo se ci si allontana dalla tradizione europea, dunque solo se si recidono le Radici Giudaico-Cristiane dell' Europa. Questo processo è già in atto. Certo, esiste lo sbandamento attuale dell' Europa , Il quale è però la conseguenza del fatto che anch' essa si trova in mezzo al guado: tra la sponda della Tradizione Occidentale e la sponda della Volontà di «Potenza» vincente. Che non è l' economia di mercato, ma la Tecnica guidata dalla Scienza Moderna. 
Anche il Capitalismo intende essere un valore eterno . Sono un valore eterno, nel Capitalismo, l' «Individuo», la «Proprietà privata», la «Libertà» e la sua applicazione al «Mercato», la «Concorrenza» (il cui fondamento è la riduzione della «Potenza» dei concorrenti, con la conseguente riduzione della «Potenza» globale a disposizione dell' uomo), il «Carattere» escludente della Volontà capitalistica (come di ogni altra forma di Volontà della tradizione occidentale), cioè il «Carattere» per il quale il tipo di «Potenza» voluta (cioè un mondo capitalistico) esclude la realizzazione di altre forme di «Potenza» (cioè un mondo comunista, cristiano, democratico, ecc.). Nonostante le crisi, il Capitalismo sembra oggi vincente perché si serve della Tecnica. È inevitabile che per continuare a vincere voglia rafforzare sempre più lo strumento che gli consente di vincere. Ma con questa volontà il Capitalismo non assume più come scopo l' incremento indefinito del «Profitto», ma l' incremento indefinito della «Potenza» della Tecnica. 
Inevitabile quindi che, rinunciando al proprio scopo, rinunci a se stesso, ossia perda proprio perché vuole vincere. Rinuncia a se stesso anche quando si vuole che l' Economia sia guidata dalla Politica e la Politica dalle Radici Cristiane non si avvede che se il «Bene Comune» cristiano, cioè la «Potenza» e la «Salvezza» date da Dio, diventa lo scopo del Capitalismo, il Capitalismo e l' uso capitalistico della Tecnica cessano di vivere. 
Il Capitalismo, comunque, non è la Tecnica. Se la «Salvezza» è una questione di «Potenza», l' Europa si salva alleandosi non alla «Potenza» di Dio, ma a quella della Tecnica , qualora quest' ultima ascolti la voce della Filosofia del nostro tempo. Ma è anche inevitabile che la ascolti, perché ascoltandola raggiunge la maggiore «Potenza» , che d' altra parte non è data dalla semplice «Fede» nell' inesistenza di Dio. La Morale autentica è oggi l' adeguazione alla maggiore «Potenza», che non può più essere quella di Dio, ma è quella della Tecnica.

Sinistra e Destra restano accomunate, anche a livello mondiale, dalla persistente incapacità di comprendere il «Senso» autentico della destinazione della Tecnica al «Dominio», cioè il «Senso» autentico di ciò che possiamo chiamare la Grande Politica. La Politica può modificare il contesto immediato del proprio agire, ma, ancora, sta andando contro il vento dell' Occidente: o ha «Fede» nelle radici cristiane, oppure ha «Fede» nella modernità, nella Scienza, nella Tecnica, senza affrontare la tradizione europea ma voltandole semplicemente e ingenuamente le spalle. Il pensiero non dice che cosa i popoli o l' Europa debbano fare, ma mostra che cosa sono destinati a volere.

LA «POTENZA» DELLA TECNICA (CAP. 2)



Davanti alla Tecnica non esiste più alcun limite da rispettare La gente si accorge che le leggi difendono spesso gli interessi dei più forti. Leggi cattive, dunque , anche se vogliono sembrare giuste. Però la gente crede ancora che se ne sono fatte e se ne potrebbero fare di buone. Nelle scienze giuridiche tradizionali, buone e giuste sono innanzitutto quelle che rispecchiano la natura dell' uomo: leggi del «Diritto naturale». Per il quale la natura dell' uomo rispecchia a sua volta l' «Ordinamento» vero e divino del mondo, immutabile e inviolabile, portato alla luce dal pensiero filosofico sin dall' inizio della nostra civiltà e poi interpretato dal Cristianesimo. 
Ma da uno due secoli questa concezione giuridica è profondamente in crisi (sebbene non sia ancora morta). Si pensa cioè che non esista alcun «Diritto naturale» e che ogni legge esprima un «Diritto positivo», «posto», «imposto» dalla libera volontà dell' uomo. Anche alla radice di questa crisi si trova la Filosofia, quella che mostra l' inevitabilità della «Morte di Dio» e la conseguente morte di ogni «natura» che, in qualsiasi campo, intenda rispecchiare l' «Ordinamento» vero e divino della realtà. 
Anche il Diritto (come la Democrazia) diventa pertanto semplice procedura in cui può essere immesso qualsiasi contenuto , quello delle democrazie parlamentari, del Capitalismo, del Nazionalsocialismo, del Socialismo reale, del Cristianesimo, della grande e piccola criminalità (la procedura correttamente praticata può anche sopprimere se stessa). Che una forza si imponga sulle altre non dipende dunque dalla sua «Verità», ma, appunto, dalla sua «forza». Questa tendenza conduce dalla tradizione alla sua distruzione , e pertanto conduce alla civiltà della Tecnica , ma che ancora deve fare i conti con la sopravvivenza di fatto del passato. 
Le forze del passato, che intendono servirsi della Tecnica come mezzo, sono infatti sempre più costrette ad assumere come scopo non più i valori da esse perseguiti, ma l' efficacia del mezzo di cui si servono per realizzarli, la quale è pertanto destinata a diventare il loro scopo. 
La Tecnica non mira «a uno scopo specifico e escludente», ma all' incremento indefinito della «Potenza», dunque la Tecnica (a differenza delle forze che mirano a servirsi di essa) tende a far sì che gli scopi da essi realizzati non impediscano la realizzazione di altri scopi che aumentano la «Potenza» disponibile. 
Ad esempio che la produzione di farmaci che arricchiscono certe industrie non impedisca la produzione di farmaci non remunerativi ma indispensabili alla sopravvivenza di intere popolazioni; o che le istanze ecologiche siano soddisfatte evitando la catastrofe economica; o che le condizioni della libertà e quelle dell' eguaglianza non si limitino a vicenda. Lo scontro fondamentale è tra le forme meno potenti della Tecnica e la Tecnica Moderna, cioè tra le forze del passato , fra cui il «Diritto naturale» , che ancora tentano di trattenere i loro apparati tecnici al rango di mezzi (illudendosi di dominarli), e l' inarrestabile tendenza di questi apparati a farsi strada e a diventare essi gli scopi di quelle forze, detronizzandole. 
La Tecnica Moderna è il nostro destino perché è la forza oggi più «Potente», ed è la più «Potente» perché avverte sempre più la voce della Filosofia. Tale voce dice che davanti alla Tecnica non esiste più alcun limite, alcuna «natura» da rispettare (né con ciò si intende affermare che a questa voce sia affidata l' ultima parola). 
Anche l' uomo etico e religioso vuole salvarsi alleandosi con la suprema «Potenza» di Dio. La Volontà di avere «Potenza» stabilisce oggi come ieri anche le tendenze della Politica mondiale. L' Unione europea rafforza i propri legami con Russia e Cina; si consolidano quelli tra Usa, India, Giappone. L' Islam contrasta tutto questo insieme di forze, tendendo a porsi alla testa dei popoli non privilegiati. La semplice «Potenza» non risolve i problemi del mondo. Però ogni buona Volontà priva di «Potenza» fallisce. 
Oggi la «Potenza» maggiore è prodotta dalla Tecnica. Esistono tecniche della natura e dell' anima. Che «moltitudini» siano in lotta contro l' «impero» della globalizzazione capitalistica , un concetto che risale a Marx , è uno dei modi di ignorare il carattere decisivo della Tecnica guidata dalla Scienza Moderna. Se le «moltitudini» intendono dominare il mondo, debbono adottare proprio l' alimento decisivo dell' organizzazione occidentale dell' esistenza, cioè la Tecnica. La distruzione dei popoli privilegiati ad opera dei non privilegiati, è possibile, ma non significherebbe altro che la maggiore capacità dei non privilegiati di gestire la «Potenza» Tecnologica: I poveri sostituirebbero i ricchi nel godimento della ricchezza prodotta da tale «Potenza» e a vincere sarebbe la Tecnica, non lo «Spirito».


LA «POTENZA» DELLA TECNICA (CAP. 1)


Per rendere abitabile un luogo, l' uomo si serve di strumenti. I Greci chiamavano «Téchne» l' arte di usarli bene. All' inizio l' «Abitare» è il fine di ogni agire umano; la «Téchne» è il mezzo. Anche quando ha attraversato oceani, deserti e cieli, l' uomo si è mosso per rendere più desiderabile il proprio modo di abitare la Terra, cioè il proprio modo di essere. Poi la «Téchne» dei Greci è divenuta la «Tecnica della Scienza Moderna».
Oggi la salvezza presenta tratti sempre più terreni. Piuttosto che da Dio «gli uomini» la attendono dalla Tecnica. La salvezza è la desiderabilità del luogo da essi abitato. Ma quanto più la Tecnica diventa indispensabile all' «Abitare» , quanto più diventa necessario non ostacolarne la crescita e la «Potenza» , tanto più essa si allontana dal proprio carattere di strumento e diventa lo scopo dell' uomo, ciò a cui tutto è subordinato. Gira la ruota dei mezzi e dei fini: i mezzi salgono in alto e diventano fini; i fini discendono e diventano mezzi, strumenti. Prima, l' «Abitare» si serve della Tecnica per diventare sempre più desiderabile; poi la «Tecnica» incomincia a servirsi dell' «Abitare» per essere sempre più «Potente». E diventa sempre meno necessario abitare la Terra. 
Gli strumenti si logorano; gli scopi vengono salvaguardati. Abitando oltre la Terra, l' uomo si illude di diventare l' abitatore e il padrone della «Potenza» crescente della Tecnica. Invece è la Tecnica che, inevitabilmente e a ragione, diventa la nuova abitatrice e padrona dell' «Essere» e si serve delle vecchie abitazioni dove l' uomo crede ancora di aver trovato la salvezza. Esiste un gigantesco piano inclinato lungo il quale vanno scivolando, verso la propria fine, le grandi forze dell’ occidente (Capitalismo, Democrazia, Cristianesimo). In breve: è inevitabile che il piano inclinato, che sta facendo cadere tutte le forme della nostra civiltà, faccia scivolare e cadere anche l' Islam, conducendolo alla sua fine. Ciò che inclina quel piano è, da un lato, il cuore della modernità, ossia il pensiero filosofico degli ultimi duecento anni, che mostra l' inevitabilità e irrefutabilità della «Morte di Dio»; dall' altro lato è la Tecnica guidata dalla Scienza Moderna. 
Al di là della concezione Scientistico-Tecnicistica della Tecnica, la dimensione autentica della Tecnica è l' unità dei due lati. Il piano inclinato conduce tale dimensione al «Dominio sul mondo». Le forze che oggi intendono servirsi della Tecnica sono infatti destinate a servirla. Non devono intralciarne il funzionamento, e quindi è inevitabile che la «Potenza» della Tecnica divenga il loro scopo ed esse divengano il mezzo perché cresca tale «Potenza». Lungo il piano inclinato, stiamo andando verso un' epoca in cui la Tecnica non serve più per realizzare il Profitto, la Democrazia, il Cristianesimo; ma... Profitto, Democrazia, Cristianesimo (come il Socialismo reale) servono per aumentare la «Potenza» della Tecnica. 
Della Tecnica intende servirsi anche l' Islam. Intende servirsi della razionalità Scientifico-Tecnologica, tipica figlia della nostra civiltà, per salvaguardare e rafforzare i propri valori (il che ha dunque un significato ben più profondo della circostanza, terribile ma banale, che gli integralisti islamici si servono di prodotti dell' industria occidentale per colpire l' Occidente). 
L' affinità tra Islam e Cristianesimo, poi, è accentuata dal comune fondamento filosofico. Per la Chiesa Tommaso d' Aquino rimane il principale punto di riferimento; ma Tommaso è estremamente vicino ad Avicenna che è tra i maggiori filosofi dell' Islam. In Occidente il Cristianesimo è però andato incontro a una critica sempre più serrata da parte della cultura moderna, innanzitutto filosofica. È per questa critica , la quale si rivolge insieme ai fondamenti filosofici tradizionali del Cristianesimo , che, in quest' ultimo, integralismo e intolleranza si son fatti sempre più in disparte o hanno assunto forme sempre meno violente. Alla cultura islamica è invece mancata l' esperienza della Filosofia moderna. Se per l' Islam esiste un Satana contro cui combattere, esso non è l' edonismo occidentale, ma è il pensiero filosofico degli ultimi due secoli, che mostra l' inevitabilità della «Morte di Dio» , laddove Islam significa sottomissione al volere di Dio . 
La Filosofia del nostro tempo non ha legittimato soltanto le forme di vita che risultano intollerabili alla coscienza islamica, ma ha spianato il terreno dove la volontà di «Potenza» della Tecnica è legittimata a progettare il dominio crescente sul mondo. 
Se Dio è morto, non può esistere alcun limite alla Volontà di trasformare il mondo. Un legame profondo e indissolubile unisce la Tecnica e la Filosofia del nostro tempo; e l' Islam si illude di servirsi della Tecnica contro quella civiltà dell' Occidente che, anche quando lo ignora, ha nella Filosofia del nostro tempo la propria punta di diamante! Si illude, l' Islam, di potersi servire dell' arma contro la mano che saldamente la impugna. La Tecnica rispecchia la «Morte di Dio» ed è quindi il cavallo di Troia contro chi vuole servirsene affinché sia fatta la Volontà di Dio.

All' inizio della sua vicenda terrena l' uomo è oppresso dall' angoscia. Dolore e morte lo avvolgono e lo attraversano. È impotente. Accade altro da ciò che egli brama. Tenta allora di salvarsi: cibo, riparo, vesti, armi. Usa le cose della natura che gli toccano in sorte: le assume come mezzi per produrre altre cose che gli diano quel che egli brama. L' antica lingua Greca chiama «Tyche» ciò che tocca in sorte ai mortali, e «Téchne» l' organizzazione di mezzi per la produzione di scopi. Da «Téchne» proviene la parola «Tecnica». Quel che tocca al mortale proviene dalle «Potenze» più alte e divine. Ma esse avvolgono anche la «Téchne»: solo esse le consentono di essere «Potente». Mezzo millennio prima di Cristo, però, la Filosofia spinge il mito al tramonto. Dolore e morte angosciano perché imprevedibili. Il Mito stabilisce sì il «Senso» supremo del mondo, e pertanto è previsione degli eventi, che a tale «Senso» debbono sottostare; ed è rimedio contro l' angoscia. 
La Filosofia evoca un «Senso» inaudito della «Verità», E scorge che il Mito non ha «Verità». D' altronde, se l' aura di «Tyche» è il Divino, «Tyche» significa anche «Caso», evento fortuito e imprevedibile. La casualità si riversa quindi anche sulla «Téchne» e sulla sua efficacia. Esigendo che la salvezza dall' angoscia sia «vera» e che «veri» siano la previsione e il Divino che essa manifesta, la Filosofia esige che anche la «Téchne» sia liberata dal caso e guidata dalla «Verità». Una «Verità» che non è quella assolutamente innegabile, chiamata «Episteme» dai Greci; e che tuttavia non è «Prevaricazione», perché evita di violare i «Limiti» dell' agire umano, stabiliti dall' «Episteme». E lo evita non solo rispetto all' agire tecnico, ma anche a quello etico e politico. 
Non intende violare i limiti stabiliti dall' «Episteme», nemmeno la forma di Tecnica che è resa possibile dalla Scienza Moderna, da Galilei alla scienza del XIX secolo. Volendo essere «filosofo» naturale, Galilei respinge sì la Fisica aristotelica, ma non si occupa, pertanto non mette in questione, il quadro epistemico globale, dove si manifesta l' «Essere immutabile e divino», «Sempre salvo» dal nulla, come dice Aristotele. 
Per la Scienza Moderna la previsione può avere «Potenza» solo se è primariamente costituita da una ragione che conosce il carattere «matematico» della natura. Vera Tecnica è pertanto quella matematicamente fondata. Ma è per avere «Potenza» (per salvarsi dal dolore e dalla morte) che l' uomo dà alla Tecnica un fondamento matematico: non è per avere una conoscenza matematica del mondo che l' uomo vuol essere «Potente». 
La «Potenza», non la matematicità del sapere, definisce cioè la Tecnica Moderna. La Tecnica matematica è il mezzo più «Potente» , anche della «Fede» che muove le montagne (che dunque è essa stessa, come il mito arcaico, una forma di Tecnica). L' evento decisivo della storia moderna è il tramonto dell' «Episteme» e della tradizione occidentale. Nel sottosuolo della Filosofia si forma, negli ultimi due secoli, il pensiero capace di distruggere la convinzione che esista una «Verità assoluta», «Epistemica», in cui si mostri l' Essere immutabile e sempre salvo dal nulla. Quel sottosuolo è cioè la conferma di fondo di quanto accade nelle scienze matematiche e fisiche, che si rendono conto non solo di non essere «Episteme», ma di avere «Potenza» proprio in quanto non lo sono. La «Verità» della tradizione rende impotenti. La «Potenza» non è più separata dal caso. 
La Tecnica, quindi, non può più essere sottoposta a limiti , dunque viola limiti che non devono essere violati. Ma se la verità dell' «Episteme» e il Divino immutabile non esistono, perché «Non si deve» oltrepassare qualsiasi limite che impedisca alla Tecnica di accrescere indefinitamente la propria «Potenza»? La cultura dell' Occidente (a maggior ragione dell' Oriente) non può arginare il «Dominio della Tecnica». Perché la Tecnica sia condotta essa stessa al tramonto occorre ben altro. 
Le grandi forze dell' Occidente (Democrazia, Capitalismo, Cristianesimo, Islam, ecc.) si illudono ancora di servirsi della Tecnica per realizzare i loro valori. Ma una Tecnica che ha come scopo la realizzazione di uno di questi valori è essenzialmente «più debole» della Tecnica che invece ha come scopo l' incremento indefinito della propria «Potenza», e che sta facendosi avanti a grandi passi.