venerdì 20 dicembre 2013

GOVERNI TECNICI


 
Un «Governo Tecnico» in Europa e nel Mondo è un insieme di decisioni, vincolanti per un popolo, che, guidate dalla competenza scientifica, si propongono il benessere di quel popolo. Ma tale benessere non è lo stesso per le Destre, le Sinistre, la Chiesa cattolica, il Comunismo cinese, l'islam, e , in generale, per le diverse concezioni culturali dell'«Uomo» e del «Bene». Appunto per questo, quando si produce un forte condizionamento politico dei partiti che sostengono un Governo Tecnico (come ad esempio è accaduto in Italia), le decisioni vincolanti sono guidate da una mescolanza di «Competenza Scientifica e di Volontà Politica» e la «Competenza Scientifica» è soprattutto il mezzo per realizzare il concetto che forze politiche quasi sempre contrapposte hanno del benessere del popolo che esse intendono guidare. Tale concetto non ha un carattere scientifico.
L'azione Politica non è la Scienza Politica. Si dice, appunto, che la «Politica» (l'azione Politica) è un'«arte», avvolta quindi da quell'alone di arbitrarietà che compete a ogni arte. Accade quindi, al Governo Tecnico così inteso, che la Scienza serva per realizzare una forma di Non-Scienza, tanto più lontana dalla coerenza scientifica quanto più accentuato è il contrasto delle forze politiche che sostengono tale Governo.
Ma nei Governi Tecnici che agiscono nelle economie di mercato, il benessere del popolo, perseguito attraverso il condizionamento politico, è il benessere quale è inteso all'interno delle categorie della produzione capitalistica della ricchezza. In questa situazione, il Capitalismo è la condizione ultima della Politica e del Governo Tecnico: la Politica è un mezzo di cui il Capitalismo si serve. Chi si propone ancora, nel mondo democratico, una Economia non capitalistica? Tolta qualche eccezione, anche le sinistre vogliono essere ormai lontanissime da ogni forma di Marxismo o di Economia pianificata.
La contrapposizione tra Destra, Sinistra, Centro ha un consistente denominatore comune : è una lotta all'interno del sistema capitalistico. Parlare dunque di un condizionamento capitalistico dei Governi Tecnici e della Politica sembra soltanto un'ovvietà. E lasciarsi alle spalle la distinzione tradizionale di Centro, Destra, Sinistra significa, innanzitutto, adottare correttamente e seriamente le regole dell'Economia di mercato. Non è nulla di strano che il «Riformismo» di Monti si sia rivolto a (quasi) tutte le formazioni politiche, facendo prender loro coscienza che (quasi) tutte, ormai, si muovono all'interno della logica capitalistica.
Tecnica e Politica sono un mezzo di cui il Capitalismo si serve per realizzare i propri scopi. Senonché nemmeno il Capitalismo è Scienza. La Scienza Economica può sostenere che esso è la forma più efficace di produzione della ricchezza, ma all'essenza del Capitalismo appartiene il rischio, l'azzardo, mentre la Scienza è essenzialmente la volontà di evitare che le proprie leggi siano leggi a rischio, azzardate, e dunque arbitrarie. D'altra parte, anche per il carattere rischioso del proprio agire, il Capitalismo si sente autorizzato a porre come scopo primario non già il benessere del popolo ma il continuo aumento del capitale.
Anche per il Capitalismo si deve dunque affermare che esso, assumendo come mezzo la Tecno-Scienza, fa sì che la Scienza serva a realizzare la Non-Scienza, che la Ragione (ossia ciò che oggi è considerato come «la Ragione» per eccellenza) serva a realizzare la Non-Ragione.
Tuttavia, la situazione si complica ulteriormente quando accade che la dimensione Tecnica del Potere sia condizionata non soltanto dall'Economia capitalistica, ma anche, e magari fortemente, dalla dimensione religiosa, per esempio dalla Chiesa cattolica. In questo caso, l'intento è di tenere insieme Capitalismo, Politica e Cattolicesimo (evitando le degenerazioni dell'agire Economico e Politico), servendosi della Tecno-Scienza.
La situazione si complica ulteriormente perché, mentre per il Capitalismo lo scopo primario dell'agire Economico e quindi del Governo è l'incremento del Profitto privato, per la Chiesa lo scopo primario di tale agire e di un Governo giusto non deve essere il Profitto, ma il «Bene comune» quale è appunto concepito dalla dottrina sociale della Chiesa (vedi pubbl. Agosto n.3) .
Il Capitalismo deve essere cioè un mezzo per realizzare questa forma del «Bene comune». Mezzo, e non Scopo. La pretesa della Chiesa che il Capitalismo abbia come scopo il «Bene comune» e non il Profitto è volerne (inconsapevolmente?) la distruzione. A sua volta il Capitalismo, assumendo come scopo primario il Profitto, vuole, a volte non rendendosene conto, la distruzione della società cristiana. È un problema, questo, che  riguarderà tutte le presumibili coalizioni che governeranno l'Italia.
Un Governo che assuma come scopo primario sia l'Efficienza sia la Solidarietà (vedi pubbl. Giugno n.2) assume infatti uno scopo che non può essere né quello del Capitalismo né quello della Chiesa, i quali non intendono avere al loro fianco, in posizione paritaria, alcun altro scopo (ma dove l'Efficienza subordina a sé la Solidarietà, servendosene, e la Solidarietà, a sua volta, subordina a sé l'Efficienza, servendosene). Se tale Governo crede di poter mantenere in posizione paritaria sia l'Efficienza capitalistica sia la Solidarietà cristiana si illude, cioè si propone di realizzare una contraddizione. Ciò non significa che tale proposito non abbia a realizzarsi, e magari con risultati soddisfacenti: significa che tali risultati saranno inevitabilmente provvisori, instabili, ossia che quel proposito non potrà mai ottenere ciò che crede di poter ottenere. Come di regola accade lungo il corso storico.
Comunque, sia illudendosi di unire Efficienza capitalistica e Solidarietà cristiana (e politica) sia evitando questa contraddizione, dando quindi vita a un nuovo «Senso» dell'Efficienza e della Solidarietà e dunque della loro unione, proporsi come scopo tale unione servendosi delle competenze tecno-scientifiche è pur sempre un agire in cui la forma oggi ritenuta la più rigorosa della razionalità umana (la Tecno-Scienza, appunto) è posta al servizio di forme meno rigorose di tale razionalità. Cioè la Potenza di quell'agire è posta al sevizio della Non-Potenza . E la Potenza , la capacità di realizzare scopi , è insieme la ricchezza di un popolo.
Proporsi, come è accaduto nell'«agenda Monti», di eliminare le degenerazioni della Politica e dell'Economia è però un passo avanti nella direzione lungo la quale si finisce col capire che le società diventano potenti e ricche non eliminando la «cattiva» Politica e la «cattiva» Economia, ma mettendo la buona Politica e la buona Economia (che anche risanate sono pur sempre forme meno rigorose dell'agire razionale) al servizio della «Tecnica» guidata dalla Scienza : della «Tecnica» il cui scopo è precisamente l'aumento indefinito della Potenza.

venerdì 13 dicembre 2013

RELIGIONI E PACE NEL MONDO



Giganteschi i problemi da affrontare perché la Pace regni nel mondo. Ben più complessi quelli per capire che cosa sia la Pace. A questo punto l' uomo pratico smette di leggere: vuole proposte concrete. Tuttavia il mondo se ne va per la sua strada: in nessun luogo il concreto può prescindere ormai da quanto accade sull' intero Pianeta e da quanto accadrà in un futuro anche non prossimo , come la Globalizzazione Economico -Tecnologica, la disponibilità delle Energie, lo Sviluppo sostenibile. Inoltre la Pace è intesa in modi contrastanti.
La Pace della Democrazia o del Capitalismo non è quella del Cristianesimo o dell' Islam. Quale scegliere? E come scegliere se non si sa che cos' è la Pace? Si Rileva ormai sulla terra che ogni sapere e ogni conoscenza sono divenuti una Fede. Allora, ci troviamo nella condizione in cui soltanto una Fede potrà dirci che cosa è la Pace. Ma, si dirà, e la Scienza? La Scienza è Fede?! Sì. Per avere Potenza sul mondo, la Scienza ha rinunciato da tempo ad essere Verità, nel «Senso» attribuito a questa parola dalla tradizione filosofica.
La Scienza è divenuta sapere ipotetico. Sa di non essere sapere assoluto (Verità, appunto) e in questo «Senso» non è Fede ma dubbio ; tuttavia per aver Potenza sul mondo deve aver Fede nella propria capacità di trasformarlo; ed è all' interno di questa Fede che essa elabora, risolve o conferma i propri dubbi.
La distinzione tra «Scienza e Tecnica» appartiene al passato, quando la Scienza credeva di conoscere la Verità, e considerava la «Tecnica» come applicazione di essa. Certo, la Fede scientifica è diversa dalla Fede religiosa, dalla Fede in cui anche l' arte consiste, ed è diversa anche dalla Fede nella quale in effetti consiste la Verità a cui si rivolge la tradizione filosofica. Diversissime la complessità, coerenza, potenza, consapevolezza di sé delle varie fedi; ma ogni Fede è la Volontà che il mondo abbia un certo «Senso» piuttosto che altri, o che gli si debba dare un certo ordinamento piuttosto che altri.
Proprio perché ha questo carattere, ogni Fede è irrimediabilmente in conflitto con ogni altra. Vuole imporsi su ogni altra, a costo di distruggerla e afferma che il mondo è in un certo modo, non perché appaia l' impossibilità che esso sia altrimenti, ma perché, da ultimo vuole che esso sia in quel modo. Nell' apparire di quella impossibilità consiste invece la Verità a cui si era rivolta la tradizione filosofica. Ma se la Fede è questa Volontà (anzi, la Fede è la Volontà stessa) e se tale Volontà è una molteplicità di Volontà contrapposte, allora la radice di ogni conflitto è l' esistenza stessa della Fede.
Senza Fede non si può vivere, si ripete. Sì, ma questo vuol dire che la vita è nelle mani del conflitto, della guerra, della violenza. La Volontà è guidata dalla conoscenza, si ripete, anche la Volontà di Pace. Sì, ma se oggi ogni conoscenza mostra di essere una Fede , allora volere la «Pace» facendosi guidare dalla «Fede» significa volere la «Pace» collocandosi sin dal principio nella dimensione della «Guerra». E ottenere la Pace sulla base della Fede significa aver Fede , soltanto Fede , di averla ottenuta. Sarà il dialogo , si ripete , a risolvere il problema della Pace. Ma il dialogo può solo condurre a scoprire una base comune a certe sedi.
Ad esempio, Cristianesimo e Islam hanno in comune la Bibbia e la Filosofia greca. Ma ciò che è specifico di una Fede è anche ciò in cui essa più si riconosce ed è quindi per essa irrinunciabile. Dialogando tra loro, eppur scoprendo quanto hanno in comune, le fedi non possono rinunciare alla propria specificità. Rinuncerebbero a se stesse. Ma allora è inevitabile che alla fine, soprattutto quando vogliono che non una parte del mondo, ma il mondo intero abbia un certo «Senso» piuttosto che un altro, esse si scontrino non solo sul piano del dialogo, ma anche su quello dell' agire effettivo dei popoli e che prevalga la Fede più potente.
La «Tecnica», adeguatamente intesa, è la Fede più potente. Le fedi si combattono, ma per vincere debbono affidarsi alla Potenza maggiore oggi esistente sulla Terra: la «Tecnica», appunto. E affidandosi alla «Tecnica» ne riconoscono più o meno esplicitamente la primazia. Si sono mostrati alcuni degli ostacoli a cui va incontro ogni Volontà di Pace. Ma intanto, si dirà, qualcosa si deve pur fare per la Pace! È, questo, il discorso che sempre è stato fatto; Non ha mai impedito , però, i massacri e la violenza che accompagnano ogni momento della storia.

giovedì 5 dicembre 2013

STATI UNITI-RUSSIA (CAP. 4)



 
La proposta di impegnarsi per un mondo senza armi nucleari, basata sulla convinzione che se i Paesi che ne dispongono e soprattutto i due principali, Stati Uniti e Russia, non prendono l' iniziativa di avviare un processo tendente alla loro eliminazione, diventerà sempre più difficile impedirne l' acquisizione da parte di altri Paesi, con il rischio che prima o poi queste armi vengano usate con esiti catastrofici per il mondo. È importante che all' estero e in Italia abbiano a concordare, su questo tema, personalità di primo piano appartenenti a opposti schieramenti politici. I grandi problemi spingono ai margini le contrapposizioni di basso profilo. Ma esiste qualche possibilità che la proposta di eliminare le armi nucleari abbia a realizzarsi?
I firmatari della lettera riconoscono che le superpotenze nucleari, Stati Uniti e Russia, detengono tuttora , nonostante le recenti riduzioni , oltre i nove decimi di tutte le armi nucleari del mondo. Il che significa che se Usa e Russia possono distruggersi, hanno però distanziato a tal punto tutti gli altri Paesi del pianeta da essere diventati ormai, e per un tempo incalcolabile, invincibili. Tale invincibilità non esclude che altre loro torri possano essere distrutte e i loro eserciti subire sconfitte, ma significa che se ognuno di essi dovesse trovarsi con l' acqua alla gola ad opera di un nemico che non fosse l' altro dei due, ognuno avrebbe la capacità di distruggerlo; e potrebbe farlo solo mobilitando il proprio apparato nucleare. (Da tempo si sa, peraltro, che nessuna delle due superpotenze metterebbe l' altra con l' acqua alla gola perché la reazione e controreazione farebbero affogare entrambe). Ma che efficacia può avere una forza sprovvista di armi nucleari? Che deterrenza può avere la minaccia di usarla? Invincibili, dunque, Usa e Russia; e in forza del loro potenziale nucleare. Ma chi è diventato invincibile può rinunciare ad esserlo? Soprattutto se ha attorno a sé Paesi che tentano in ogni modo di ridurre le distanze che è riuscito a porre tra sé e tutti gli altri?
Lo scopo di un Paese invincibile è di perpetuare indefinitamente le condizioni della propria invincibilità. Chiedere a Usa e Russia di distruggere il proprio potenziale nucleare equivale a chieder loro il suicidio. E anzi un doppio suicidio: quello con cui si priverebbero della loro forza invincibile; e quello che li esporrebbe alla forza di chi, dopo aver firmato tutti i trattati in favore di un mondo senza armi nucleari, si dotasse poi lui di tali armi, che gli consentirebbero di diventare lui la superpotenza capace di imporsi su Stati Uniti e Russia, e di colpirli a morte. Su che cosa è basata la convinzione di poter acquisire la forza gigantesca capace di persuadere chi è invincibile a perdere la propria invincibilità? E su che cosa è basata la convinzione che, qualora si trovasse questa inverosimile forza, e Usa e Russia rinunciassero alla propria «Potenza e Sicurezza», non ci possa essere chi, approfittando della loro debolezza, abbia a dotarsi di un apparato nucleare, diventando lui il padrone del mondo? E ancora: è verosimile che tutto questo non sia saputo dalle élite politiche (anche italiane)?
Secondo gli estensori di quella lettera, l' urgenza che il club atomico, Usa e Russia in testa, prenda l' iniziativa di togliere dal mondo le armi nucleari, è dovuta al fatto che sarà sempre più difficile impedire la loro acquisizione da parte di altri Paesi e quindi crescerà il rischio che prima o poi esse vengano usate e devastino il mondo. Ora, è indubbio che la difficoltà di impedire la proliferazione nucleare è crescente. Ma il rimedio non può essere l' irrealizzabile decisione, da parte degli Usa e della Russia, di rinunciare a se stessi. Né è verosimile che chi detiene i nove decimi di tutte le armi nucleari esistenti al mondo lasci che questa disparità si riduca fino al pareggio che, daccapo, distruggerebbe la sua invincibilità. Il rimedio è un altro. Non velleitario, perché è già in atto il processo da cui è realizzato .
È impossibile impedire la proliferazione nucleare; ma è possibile controllarla perché, nonostante tutto, Usa e Russia restano, proprio per la loro potenza nucleare, i due punti di riferimento dell' intero pianeta. La proliferazione nucleare tende cioè a prodursi, più o meno direttamente, all' interno delle loro rispettive sfere di influenza.  La «Guerra Fredda» ha reso irrealizzabile lo scontro tra Usa e Urss e ha assicurato la pace in un mondo, allora privo di potenza atomica, gravitante attorno a questi due poli. Ma la «Guerra Fredda» è continuata e ora sta assumendo una forma nuova dove, se la contrapposizione ideologica delle due superpotenze non è più così marcata, esse stanno tuttavia diventando i leader di due contrapposti schieramenti nucleari (Russia, Cina, Iran da una parte; Usa, India, Inghilterra, Francia dall' altra) che sono interessati a non far prender piede a quella forma ancora diversa di proliferazione nucleare che intenda svilupparsi al di fuori della loro logica e dunque del controllo da essi esercitato.
La Pace assicurata dalla forma tradizionale della «Guerra Fredda» tende a perpetuarsi nella sua forma nuova e più complessa. E, con la Pace, anche quello sviluppo economico il cui indebolimento coincide con gli anni in cui si è creduto che il conflitto planetario fosse ormai spento e che il destino del mondo, dopo la fine dell' Urss, fosse di esser guidato dall' unica superpotenza rimasta. Il conflitto vivo ma freddo favorisce la ripresa economica.
Infine, se le élite politiche mondiali vogliono un mondo senza armi nucleari, è però inverosimile che non sappiano che chi è diventato «invincibile» non rinuncerà mai a questa sua prerogativa. Propongono cioè qualcosa di cui conoscono l' irrealizzabilità. E fanno bene: fanno il bene di chi è «invincibile» e dei suoi alleati.

Infatti è indispensabile che chi è potente tenti di far credere ai non potenti di voler rinunciare alla propria «Potenza». Se ci riesce, alleggerisce la loro pressione.

STATI UNITI-RUSSIA (CAP. 3)



 
Se l' Iran non sospende le sperimentazioni nucleari si arriva alla terza guerra mondiale, affermava nel 2007  l’ allora presidente americano George W. Bush. La quale guerra è sottinteso , vedrebbe coinvolta anche la Russia, e non certo schierata dalla parte degli Stati Uniti, ma loro principale avversario. Putin annunciava una «grandiosa» modernizzazione dell' apparato militare e dunque nucleare russo. Lo spettro della «Guerra Fredda» si ripresentava. Ma , chiediamoci , la riconfigurazione della «Guerra Fredda» è proprio il peggiore dei mali o non è forse il meno pericoloso, quello cioè che oggi il mondo deve augurarsi? I popoli deboli sono spazzati via. Anche oggi gli Stati si armano, innanzitutto, per sopravvivere e avere più peso: non per distruggere il mondo ma per non essere distrutti. E l' arma nucleare è decisiva.
Inevitabile che il club di chi già la possiede , Stati Uniti e Russia in testa , voglia evitare che altri ne dispongano. Ma è anche inevitabile che il loro intento fallisca. Produrrebbe una guerra perpetua contro tutti i popoli che, sempre più numerosi, vorranno appartenere a quel club per crescere in sicurezza, peso internazionale, benessere. Anche per la crescente diffusione delle competenze tecnologiche, il club atomico non può arrestare ma solo rendere «razionale» l' accesso degli altri Paesi al nucleare civile e militare. Né d' altra parte è questo il vero pericolo, bensì il fanatismo religioso di uno Stato - kamikaze disposto a lanciare ovunque i propri ordigni nucleari e per difendersi dal quale agli Stati Uniti, in primo luogo, non resterebbe altra scelta che il deprecato ma inevitabile attacco preventivo.
La «Guerra Fredda» Usa - Urss ha avuto come perno il meccanismo per cui nessuno dei due avrebbe potuto distruggere l' altro senza essere a sua volta distrutto. In questo modo la terza guerra mondiale è stata evitata per più di mezzo secolo. Oggi il mondo sembra avviarsi verso una riconfigurazione di quel meccanismo, sebbene più complessa. I due vecchi avversari si son lasciati alle spalle la conflittualità ideologica e sia pure in modi molto diversi si trovano a essere leader di due gruppi di Paesi a loro volta forniti, o quasi, dell' arma nucleare. Si può dire: Israele, Gran Bretagna, India (e, con affidabilità variamente discutibile, Francia e Pakistan) da una parte; Iran e Cina dall' altra (con Corea del Nord in posizione di stallo). La leadership statunitense è più consolidata; la Russia intende recuperare il terreno perduto; va comunque profilandosi una situazione in cui non solo i due leader non possono attaccarsi senza essere a loro volta distrutti, ma nemmeno i loro satelliti possono colpire quelli del gruppo antagonista (e tantomeno colpire il leader avversario) senza essere coinvolti nella distruzione totale. La situazione tipica della «Guerra Fredda».
Un segnale di grande importanza, in questa direzione, è la protezione data dalla Russia al programma nucleare dell' Iran. Ciò accade perché, innanzitutto, la Russia non può credere che in Iran il fanatismo religioso spinga alla pazzia estrema di un attacco all' America. Se lo credesse, favorirebbe un processo in cui gli Usa reagirebbero vedendo nella Russia la principale responsabile. Sarebbe la terza guerra mondiale. Dunque la Russia, favorendo l' Iran, non può credere di star accendendo la miccia fatale. Ed è ben difficile che si sbagli, perché in questo caso lo sbaglio sarebbe anche la sua distruzione.
Ma la Russia non crede nemmeno che il fanatismo religioso o altro spingano l' Iran a un attacco atomico contro Israele (è l' esempio più importante), perché sa che gli Usa non possono rinunciare ai vantaggi loro procurati dall' esistenza dello Stato ebraico e che dunque quell' attacco sarebbe, daccapo, la terza guerra mondiale. Se non volesse apparire incapace di frenare il proprio protetto, la Russia apparirebbe infatti responsabile di quanto egli compie. Lo protegge, dunque, perché si ritiene capace di evitare tutto questo e perché non può permettere di sbagliare sulla propria pelle la diagnosi. Appunto per questo lo scudo spaziale Usa in Europa, ufficialmente puntato contro il fanatismo nucleare iraniano, e gravemente pregiudicante l' equilibrio dei due schieramenti, non può che essere una mossa virtuale (a cui Putin risponde con quella del riarmo «grandioso»): tanto che gli Usa hanno deciso di tenerne in sospeso la realizzazione fino a che non ci siano le prove della pericolosità nucleare dell' Iran.
Il rapporto Cina - Russia è certo diverso da quello Iran - Russia. Ma da tempo è ben visibile la progressiva convergenza tra Russia e Cina; e d' altra parte non la Cina, ma la Russia, essa sola, ha tuttora la capacità di distruggere gli Stati Uniti, e di essere quindi il leader dello schieramento antagonista. La formazione dei due opposti schieramenti nucleari, sostanzialmente equilibrati secondo le regole della «Guerra Fredda», allontana dunque la terza guerra mondiale. Anche perché a nessuno dei due conviene l' esistenza di «cani sciolti» nucleari. E, insieme, i due schieramenti hanno tutta la forza che occorre per impedirne la nascita.


 

STATI UNITI-RUSSIA (CAP. 2)




I Paesi ricchi continuano a lasciare irrisolti i problemi della povertà planetaria. Anche perché gli stanziamenti richiesti per risolverli esigono sacrifici che le masse dei privilegiati non sanno più sopportare. Ma da quando l' Urss non controlla più le spinte dal basso contro la ricchezza planetaria e alla loro testa si è posto l' islam, la sopravvivenza del mondo ricco è in pericolo. E poiché, oltre che ricco, è potente, i potenti hanno sempre usato ogni mezzo per rimanere tali. Si avvicina il momento in cui gli USA si convinceranno che, non distruggendo le radici del terrorismo islamico, sarà la loro potenza ad essere distrutta. Tali radici coincidono oggi in buona parte con l' Iran. Il Pentagono non ha mai fatto mistero della possibilità di un' attacco nucleare americano contro l' Iran.
Strano che l' esistenza di una gigantesca potenza distruttiva nucleare, divisa sostanzialmente tra USA e URSS , e tuttora bandolo della matassa, sia per lo più rimossa dalle riflessioni intorno al terrorismo internazionale. Oltre agli Usa, c' è solo la Russia a disporre di un arsenale atomico capace di distruggere ogni avversario. L' atteggiamento della Russia verso l' Iran e la sua volontà di diventare una Potenza nucleare è, certo, molto più tollerante di quello americano. Proprio perché dispone di un arsenale atomico competitivo rispetto a quello Usa (oltre che di risorse ancora quasi tutte da sfruttare), la Russia non si è mai rassegnata a vedere negli Usa l' unica superpotenza, ed è difficile che l' Iran non sia una pedina delle sue contromosse. Ma si sarebbe del tutto fuori strada a presagire una sorta di intesa tra Russia e mondo islamico. Limitiamoci ad indicare lo schema del meccanismo che si metterebbe in moto, tra Russia e Usa, quando questi ultimi si convincessero , a torto o a ragione , che per non essere distrutti devono distruggere le radici del terrorismo.
È il meccanismo stesso che ha funzionato al tempo della «Guerra Fredda». Consiste nel principio che nessuno dei due avversari ha interesse a mettere l' altro con le spalle al muro. Se ciò avvenisse, quest' ultimo reagirebbe infatti con la mossa disperata dell' attacco nucleare che distruggerebbe tutti e tutto. Quando gli Usa si sentissero con le spalle al muro, spintivi dal fondamentalismo islamico, userebbero contro di esso il loro potenziale atomico. Ma se a questo punto la Russia intervenisse per impedirlo, il vero nemico mortale dell' America non sarebbe più l' islam, ma la Russia. Sarebbe innanzi tutto la Russia, non l' islam a mettere gli Usa con le spalle al muro. Si ripristinerebbe cioè il meccanismo della «Guerra Fredda», per il quale a nessuno dei due antagonisti conviene che l' altro abbia l' acqua alla gola.
Nel medio periodo la Russia può sì trarre dei vantaggi dalla gravità dello scontro tra mondo islamico e mondo occidentale , sebbene in Cecenia la Russia si trovi di fronte a problemi analoghi, ma di proporzioni estremamente più ridotte. Però, alla fine, la Russia non potrà spingere il gioco oltre un certo limite. Anch' essa appartiene cioè al mondo ricco e potente che, prima di farsi distruggere, deciderà di usare contro l' integralismo islamico quel potenziale atomico che mai sarebbe stato usato nello scontro tra Capitalismo Democratico e Comunismo. Un potenziale che invece continua a rivelarsi decisivo anche in un tempo dove lo scontro Usa - Urss è tramontato. Si pensa a torto che altre forme di lotta e di difesa vadano adottate contro il terrorismo mondiale , quasi che quest' ultimo, per uscire dalla fase artigianale, perfezionarsi tecnologicamente e razionalizzarsi, non avesse bisogno di strutture statali e dunque visibili (quelle che gli Usa chiamano «Stati canaglia») e quindi esposte all' attacco nucleare da parte dell' America. Sin ora si è evitato il ricorso alle armi atomiche, da parte dei Paesi ricchi, perché il loro uso sarebbe stato controproducente, non per preoccupazioni di carattere morale.
Può pensare alla morale uno Stato che si senta minacciato a morte? O non pensa piuttosto a distruggere chi lo minaccia? Non è forse sempre stato così nella storia dell' uomo? Certo, si è sempre sbagliato moralmente; ma quale dialogo, quale sapienza, quale morale ha mai potuto impedire il perpetuarsi di questo sbaglio? E, certo, sarebbe tanto più grave quanto più inevitabile lo sbaglio costituito dalla distruzione atomica dei nemici dei Paesi ricchi , comprendenti ormai quest' ultimi anche Cina e India. (Rilevante, comunque, che la Cina comunista, di fronte alla crisi del comunismo e all' avanzata dell' islam, incominci a far largo alla propria antica cultura Politico-Religiosa: Confucio, non Maometto). Se i Paesi ricchi continuano a lasciare irrisolti i problemi della povertà del mondo, per l' umanità si prospetta questo futuro, terribile. La capacità tecnologica di risolverli è già nelle mani dell' uomo. Ma occorre uno straordinario impegno politico a finanziare la realizzazione di tali capacità. Se la Politica si sottrae a questo suo compito suggella la propria fine.
 L' ultima spiaggia sarebbe allora il Governo Tecnologico (non politico) della Tecnica. Ma questo superamento della politica arriverà in tempo prima che la Politica scateni l' apocalisse?

STATI UNITI-RUSSIA (CAP. 1)


 
Da mezzo secolo gli USA hanno posto tra sé e tutte le altre nazioni della Terra una distanza pressoché invalicabile: l' armamento atomico consente loro di distruggere qualsiasi aggressore. Anche la Russia aveva questa chance. La Russia l' ha tuttora. Ma chi ha raggiunto questo straordinario privilegio può essere disposto a rinunciarvi? Assolutamente no, farà di tutto per conservarlo anche a costi enormi. La questione decisiva diventa dunque, per gli Usa, se stiano formandosi nazioni o popoli capaci di ferirli gravemente e intenzionati a farlo. La prima di queste due condizioni è posseduta, ad esempio, da Russia, Cina, India; ma non la seconda. È invece probabile non solo agli occhi degli Usa, che l' Iraq quelle condizioni le possegga entrambe. Anche perché l' aggressività dell' integralismo islamico si sta allineando a quella dell' Iraq. Difficile pensare, dunque, che di fronte alla probabilità di essere colpiti (e ben più gravemente dell' 11 settembre) gli Usa rinuncino all' attacco preventivo. La probabilità non è sicurezza .
Oggi gli Usa non possono ignorare il seguente ragionamento: Se, in un futuro, gli Stati antiamericani fossero fronteggiati dagli Usa come è stata fronteggiata l' Urss, cioè evitando l' attacco preventivo, potrebbe accadere che uno di essi attaccasse per primo e, pur sapendo di andare incontro alla propria distruzione, annientasse una grande città americana come Chicago. Già uno scambio di questo genere sarebbe per gli Usa inaccettabile. Ma, nel mondo, di Stati di quel tipo ce ne possono essere quattro o cinque, e se gli Usa continuassero ad astenersi dall' attacco preventivo, alla fine della sequenza quattro o cinque grandi città americane potrebbero non esserci più. Se bastava la distruzione di una sola per rendere inaccettabile lo scenario, la distruzione di quattro o cinque lo fa diventare del tutto impraticabile. Rispetto alle distruzioni effettuabili nelle «megalopoli» americane, la distruzione dei Paesi attaccanti ipotizzabili, incomparabilmente più poveri e quindi meno esposti, sarebbe una risposta enormemente meno efficace.
Per la Chiesa e per l' Onu è «giusta» solo la guerra di difesa. Ma se è probabile che uno Stato sia attaccato, è ingiusto prevenire l' attacco e colpire per primi il probabile attaccante? Ed è vero che se Usa e popoli ricchi aiutassero veramente quelli poveri la conflittualità mondiale calerebbe di molto. Ma anche se questa improbabile generosità si mettesse subito in moto i suoi effetti avrebbero bisogno di molto tempo per farsi sentire: perlomeno del tempo in cui lo scenario sopra prospettato potrebbe realizzarsi. Cioè, per gli Usa, troppo tardi. Anche l' amministrazione Usa conosce i gravi rischi dell' attacco preventivo; ma se non si mostra l' inconsistenza o la gratuità di quello scenario è forse verosimile che per evitare quei rischi gli Usa lascino aperta la possibilità di essere feriti mortalmente? Essi incominciano forse a percepire che la convinzione di essere rimasti l' unica superpotenza sta rivelandosi un' illusione, e non solo perché La Russia è riuscita a conservare un arsenale atomico concorrenziale rispetto a quello americano, ma anche perché crescono i soggetti a cui , per gli Usa , è conveniente dar conto del proprio operato.
Gli Usa vogliono controllare il petrolio del Medio Oriente soprattutto per impedire che venga usato contro di loro, cioè come fonte di finanziamento del terrorismo islamico. Chi, come gli Usa, ha raggiunto l' invincibilità è disposto a tutto , dunque anche all' attacco preventivo , pur di non perderla o di metterla a repentaglio. D' altra parte «invincibilità» significa oggi possesso e gestione di un arsenale nucleare capace di distruggere qualsiasi avversario; sì che oggi «invincibile» è anche la Russia, nonostante i gravi problemi economici che la affliggono.
Negli ultimi dieci anni gli Usa sono stati e si sono considerati come l' unica Superpotenza planetaria. E, certo, l' economia russa non può competere con quella americana. Da una parte c' è dunque una Superpotenza «invincibile», dall' altra una Potenza «a sua volta invincibile»; che però sta avviando con l' Europa un processo di integrazione che non può non preoccupare l' America. Integrazione tendenziale (e, certo, accompagnata da mille pericoli) tra capitale europeo e arsenale nucleare russo. Processo tendenziale verso una simbiosi che al tempo della «Guerra Fredda» avrebbe scatenato il terzo conflitto mondiale ma che ora procede verso la costruzione della seconda Superpotenza «invincibile», e si chiama asse Parigi - Berlino - Mosca.
Oggi l' Europa è divisa tra Stati Uniti e Russia; ma la situazione attuale segna un passo avanti rispetto ai tempi della guerra contro la Serbia di Milosevic, quando gli Usa erano riusciti a spingere gli europei in un conflitto contro un regime che, almeno in quanto serbo, era appoggiato dalla Russia , e cioè erano riusciti a raffreddare i rapporti tra la Russia e l' Europa intera. La pressione dei popoli poveri contro gli Usa e le società occidentali è diventata acuta da quando la Russia ha lasciato all' Islam la guida delle rivendicazioni planetarie contro i ricchi. Quando alla loro guida c' era l' Urss, esse erano anche frenate, contenute, cioè controllate in modo che non rompessero l' equilibrio che garantiva la pace e la sopravvivenza della Terra. Impensabile, durante la «Guerra Fredda», un attacco del terrorismo islamico alle Torri Gemelle di New York. Ma l' integrazione tendenziale di Russia e Europa avviene nel segno di un atteggiamento comune verso il mondo islamico, che (nonostante le complicazioni della guerra russa in Cecenia) è molto diverso da quello americano.
Gli Stati Uniti mostrano di non aver bisogno dell' Onu. Troppo forti per sottostare a decisioni collegiali. L' Europa (questa volta tutta intera) e la Russia intendono invece riempire l' Onu con la propria forza e in questo hanno il consenso di quasi tutti i popoli della Terra. Nonostante tutto ciò che si è detto in contrario, il vecchio bipolarismo non è mai morto. Cova piuttosto sotto la cenere e tende a ripresentarsi come contrasto tra Stati Uniti e un «Onu» che vuol dire convergenza e al limite integrazione tra Potenza economica europea e Potenza nucleare russa. È possibile che in questa forma inedita di bipolarismo si ripresentino le condizioni che riuscivano a contenere la pressione dei popoli poveri? E non è forse in questa forma inedita che può riprendere vita lo Stato planetario, cioè quel «monopolio legittimo della violenza», che durante la «Guerra Fredda» era costituito dal bipolarismo Usa - Urss  ?


 

domenica 1 dicembre 2013

INTESA EUROPA-RUSSIA (CAP. 3)


Oggi è impossibile per i popoli riuscire ad essere economicamente floridi se sono militarmente deboli. E questa è appunto la condizione in cui l' Europa verrà a trovarsi anche quando sarà uscita dalla crisi economica. Oggi il mondo è un vulcano in eruzione. Troppo sconveniente far torto a Obama credendo che egli voglia per davvero arrivare al disarmo atomico totale. Come se in una città infestata da ladri e assassini si congedasse la polizia e si togliessero le porte alle case.
L' Europa è senza porte e senza polizia. Con l' aggravante che il pericolo maggiore non proviene da ladri e assassini, ma dalla fame e dalle ingiustizie sociali che pesano su gran parte dell' umanità , sì che, anche quando sarà ricca, l' Europa non solo continuerà ad esser debole, ma, come tutto il mondo ricco, non avrà nemmeno la coscienza a posto. D' altra parte vorrà continuare a vivere. (Ai popoli non ha senso fare prediche morali. Né a quelli sfruttati, né agli sfruttatori). Ma come potrà vivere se continuerà ad esser debole? D' altra parte, la solidità economica è essenziale all' Europa. Non solo perché il benessere è preferibile alla penuria, ma perché la ricchezza è per l' Europa indispensabile per trattare da pari a pari con la Russia: in una cooperazione dove l' Europa assicurerebbe l' esistenza di un mercato fiorente e la Russia avrebbe quella forza militare, e innanzitutto quell' arsenale nucleare, senza di cui oggi nessuna economia sana può sopravvivere.
Gli Stati Uniti solo a parole hanno trattato l' Europa da partner. Di fatto hanno agito come se essa fosse un satellite. La stessa cosa avverrebbe, e anche peggio, in un' apparente partnership tra la Russia e un' Europa economicamente debole. Ma la Russia ha bisogno, molto più degli Stati Uniti, di una economia europea in buona salute. È per questo che, se l' Europa non è destinata al declino economico, la progressiva integrazione di Europa e Russia è nell' ordine delle cose. Non certo perché sia nell' ordine delle cose che l' Europa divenga un avversario degli Stati Uniti, ma perché la partnership tra Europa e Russia, da un lato, e Stati Uniti dall' altro, sia reale e non apparente.
Si aggiunga che se l' entrata della Turchia in Europa è una possibilità concreta, questa entrata renderebbe più equilibrato il rapporto demografico tra i Russi e gli attuali Europei. Ma, infine, ci si deve chiedere: Europa, Stati Uniti, Russia - e si aggiungano Cina, India, Giappone, eccetera , riescono a scorgere il volto autentico dell' ordine delle cose? Essi agiscono ancora politicamente, cioè come Stati che nel loro fronteggiarsi credono di essere in grado di servirsi della potenza della Tecnica per far prevalere le loro rispettive forme statuali. Non si rendono conto che le loro tensioni e la loro elaborazione dei problemi del mondo , le quali sono peraltro l' insieme di eventi oggi più visibile , stanno diventando una lotta di retroguardia; che tuttavia è necessaria proprio per andar oltre. Incomincia infatti ad affiorare il contrario di quanto essi credono: affiora che è la Tecnica, su cui si basa la loro forza politica, economica e militare, a servirsi sempre di più degli Stati per accrescere la propria Potenza, non la loro.
In questo processo, l' apparato Scientifico-Tecnologico si costituisce come il Superstato che va lasciandosi alle spalle la Politica e lo Stato e i loro conflitti. L' integrazione Europa - Russia, ossia la riduzione delle autonomie statuali, è un passo importante in questa direzione.

INTESA EUROPA-RUSSIA (CAP. 2)


 
Per l' Europa, la sfavorevole congiuntura economica non è il pericolo maggiore. L' Europa è militarmente debole. Tradizionalmente collocata nella sfera della potenza militare statunitense, è per molti versi , cioè non solo dal punto di vista geografico, peraltro rilevante , più vicina alla Russia che agli Stati Uniti. Quanto sarebbe stato impossibile durante la guerra fredda, stava diventando una possibilità non utopica anche se estremamente complessa e piena di incognite quella collaborazione tra la ricchezza economica europea e il potenziale atomico russo, che avrebbe potuto prefigurare una vicinanza più profonda sul piano politico. Tale possibilità esiste tuttora. Ma dopo la guerra fredda l' Europa, confrontandosi con la Russia, poteva mettere sul piatto della bilancia un' economia forte, capace di aiutare la Russia in modo risolutivo. Quest' ultima aveva (come ha tuttora) un arsenale atomico in grado di distruggere qualsiasi nemico. Unica, insieme agli Usa, ad avere questa Potenza. Che però (a differenza di quella americana) era alimentata da un' economia vacillante. Di qui l' importanza dell' aiuto europeo.
Oggi, invece, l' economia russa è in forte ripresa ed è capace di sostenere quel potenziale atomico che separa la sorte di Stati Uniti e Russia da quella di tutti gli altri Stati del pianeta. In un mondo sempre più pericoloso, l' Europa tende pertanto a oscillare tra la consolidata protezione militare degli Stati Uniti , convinti peraltro di non dover rendere conto a nessuno, nemmeno ai loro alleati europei, delle loro decisioni di fondo , e una più stretta collaborazione con una Russia che d' altra parte suscita molte diffidenze nei governi dell' Unione.
Tuttavia il discorso sull' Europa si fa estremamente più complesso di quanto già non sia sul piano Economico-Politico, quando ci si rivolga al significato della Potenza. La Potenza che oggi consente agli Stati di sopravvivere , e che ha il proprio culmine nella Potenza Atomica , è dovuta alla Tecnica guidata dalla Scienza Moderna.
La Tecnica riesce più di ogni altra Potenza a cambiare il mondo. Giacché non pensa solo a muovere le montagne, ma anche le anime. E, daccapo, è in virtù di essa che il Capitalismo è la forma dominante di produzione della ricchezza. Tanto più si è capaci di cambiare il mondo quanto più lo si sa far diventare diverso da come esso è già. Dio è onnipotente perché è capace di creare il mondo dal nulla.
Soltanto all' interno e sul fondamento dell' essenza del pensiero filosofico del nostro tempo la Tecnica guidata dalla Scienza Moderna può essere il dispiegamento infinito della massima Potenza. Per lo più, Scienza e Tecnica non si curano del fondamento della loro Potenza. Così facendo ignorano che la Potenza massima è possibile solo producendo dal nulla e rendendo nulla le cose. Ma ignorandolo sono effettivamente incapaci di realizzare tale Potenza.
E ignorando che non può esistere alcun Ordinamento assoluto e divino che stabilisca Limiti inviolabili all' agire dell' uomo, Scienza e Tecnica limitano effettivamente il dispiegamento della Potenza massima del proprio operare. L' Europa è il luogo dove sono apparse queste, ora richiamate, che sono le condizioni fondamentali della massima Potenza e del suo infinito dispiegamento: Tradizione filosofica, Scienza, Distruzione filosofica di tale tradizione, Tecnica. Non è un caso che l' Europa abbia dominato il mondo. Inoltre il mondo ha ereditato, con intensità e in modi diversi e per lo più separandole una dall' altra, quelle condizioni fondamentali.
La grande Politica, ossia la capacità di sviluppare la forma massima della Potenza, è la capacità di tenerle autenticamente insieme. In questo senso, se la grande Politica non esiste ancora sulla Terra, l' Europa, nonostante la sua debolezza attuale, può tuttavia candidarsi alla realizzazione di tale Politica non meno, e forse più, delle altre grandi forze planetarie: Stati Uniti, Russia, Cina, India. Questo discorso non ha nulla a che vedere con una sorta di fantastica «egemonia» planetaria dell' Europa: ha invece a che vedere col processo in cui la Volontà di Potenza non può non volere la Potenza massima, superando ciò che la ostacola, e quindi ogni forma di contrapposizione di natura, Religiosa, Filosofica, Economica, Politica, Ideologica.
Per realizzare certi loro scopi, queste e altre simili contrapposizioni (cioè ogni forza contrapposta) si servono della forma massima della Potenza e del suo Sviluppo, e quindi, proprio perché essa non è il loro scopo, ne limitano la consistenza. Limitano e frenano ciò con cui esse intendono realizzare i loro scopi: impediscono la grande Politica, si rendono incapaci di realizzarla. L' Europa, più di altri, può prendere e far prendere coscienza del senso autentico della grande Politica; ed è questa coscienza a liberare la Potenza dai limiti in cui è stata trattenuta lungo la storia dell' Occidente.














 

INTESA EUROPA-RUSSIA (CAP. 1)


Autonomia dell' Europa significa essere realmente partner degli Stati Uniti. L' Europa non può esserlo senza forza, e quindi senza forza militare. Altrimenti non sarebbe un partner, ma un dipendente, una figura di secondo piano di cui gli Stati Uniti si servono per la loro politica planetaria. La seconda metà del Novecento è stata un periodo di pace , di una pace retta e determinata dalla tensione atomica. Un periodo in cui né gli Stati Uniti né l' Unione Sovietica avevano interesse a che l' Europa diventasse una forza politica unitaria e autonoma. Un' Europa unitaria avrebbe infatti rotto l' equilibrio tra le due superpotenze.
Con la fine della guerra fredda è accaduto qualche cosa che porta ulteriormente a dubitare della capacità dell' Europa di diventare unità politica. In due straordinari articoli pubblicati dal Corriere della Sera anni fa, Richard Nixon diceva: «finché avevamo da combattere contro l' Unione Sovietica avevamo interesse a che l' Europa fosse unita. Adesso che il pericolo dell' Urss non c' è più, è proprio vero che ci interessa favorire l' unità dell' Europa?» E proponeva come asse preferenziale l' alleanza tra Stati Uniti e Germania, pregiudicando così la possibilità di un' Europa unita.
Tende a costituirsi, peraltro , una sorta di asse che va da Madrid, a Parigi, a Berlino, a Mosca ; al quale potrebbe aggiungersi Roma . L’ allusione è il possibile avvicinamento tra capitale europeo e quel fattore, ormai indispensabile, che è costituito dall' arsenale atomico russo, tuttora concorrenziale rispetto a quello degli Stati Uniti. È, questa, una tendenza verso l' autonomia, che rende l' Europa un vero interlocutore degli Stati Uniti e non una semplice cassa di risonanza delle loro decisioni. D' altra parte, la simbiosi tra capitale europeo e armamento atomico russo è una strada in salita, per i problemi di carattere politico, giuridico, istituzionale, e soprattutto perché il processo di maturazione democratica della Russia è ancora molto in ritardo.
Sembra comunque in atto il processo che prefigura da un lato l' asse che va dall' Europa, alla Russia e alla Cina, dall' altro l' asse che va dagli Stati Uniti, all' India e al Giappone. E nel mezzo, il processo che è destinato a condurre il mondo islamico dalla volontà di gestire la Tecnica ideologicamente «La Tecnica, ormai, forma suprema di dominio delle cose », alla gestione Tecnologica dell' ideologia religiosa.
 


mercoledì 20 novembre 2013

LO SPIRITO CRITICO


 
Lo Spirito Europeo è lo Spirito Critico . Lo Spirito Critico è lo Spirito dell' Europa perché, comparso a un certo punto della storia dell' uomo, in Grecia, si è allargato sino a dominare tutti gli eventi del continente europeo, e nonostante tutto tende oggi a estendersi sull' intero pianeta. Nessun altro Spirito è stato in grado di far questo. Per millenni gli uomini vivono nel mito, cioè accettando le consuetudini culturali della società in cui vivono o, prima ancora, facendosi guidare dai loro impulsi. Poi, cinque secoli prima di Cristo, nell' antico popolo greco viene alla luce la Volontà di dubitare di ogni consuetudine e di ogni impulso, e di respingere tutto ciò che si lascia respingere. A questa Volontà i Greci hanno dato il nome di Filosofia. Filosofia è sinonimo di Spirito Critico. O ne è la Radice.
Gesù è un grande sostenitore dello Spirito Critico «respingendo i sepolcri imbiancati ed esaltando la retta intenzione» anche se sarà tradito da molti che si porranno al suo seguito. Il Cristianesimo autentico è la religione filosofica per eccellenza, si è detto. Ed è giusto, per quel tanto che il Cristianesimo è critica dei sepolcri. Alla base della libertà, della democrazia, del rispetto della dignità dell' uomo (che la Costituzione europea dichiara di promuovere) c' è quello Spirito, cioè la lotta contro le antichissime e le più recenti tirannidi che esigono la cieca accettazione dei loro comandi. L' atteggiamento critico si estende sin dove gli è possibile. Non si ferma sin quando gli è possibile detronizzare tiranni e abbattere idoli. Si ferma cioè solo dinanzi all' innegabile , e l' innegabile autentico è la Verità. Filo-sofia significa, alla lettera, Cura per ciò che è luminoso (saphés); e la Verità è per essenza ciò che si mantiene nella luce.
Tutte le forme della cultura e della civiltà europea tengono al loro centro questa Volontà di Verità. Che non può essere regolata da leggi esterne (in questo Senso è anarchica) ma solo dalla legge che prescrive di respingere tutto ciò che può esser respinto (in questo Senso è sommamente non anarchica). È palese l' anima comune della Verità, della Scienza Moderna e della crescente razionalizzazione dell' agire in Europa. E anche dell' Arte Europea , la quale conduce sì nel sogno, ma perché ha costantemente dinanzi i connotati della Verità del mondo, da cui vuol prendere provvisorio o definitivo congedo. Il rapporto alla Verità divide gli uomini perché di fronte a essa ogni individuo deve essere solo e perdere in qualche modo di vista quel che fanno gli altri.
Non guardava in questa direzione Gesù, quando diceva di esser venuto a portare la spada? Nessuna meraviglia se, a differenza di quanto accade negli Stati Uniti, gli Stati europei, come le antiche città greche, siano così differenti, divergenti, in lotta e liberi gli uni dagli altri. Una libertà, questa, che non ha nulla a che vedere con le degenerazioni dello Spirito Critico, come la libertà che è licenza delle masse europee e occidentali, o come l' inerzia culturale che trasforma in un dogma lo stesso Spirito Critico. Del quale il Cristianesimo, nel suo sviluppo storico, è stato un grande nemico. Si comprende quindi che cosa stia al fondo delle riserve di chi avrebbe dovuto inserire nella Costituzione europea il riconoscimento delle nostre radici cristiane. È breve il tragitto che (indipendentemente dalle intenzioni) conduce da questo riconoscimento a quello della sopravvivenza di tali radici e dunque al riconoscimento che l' Europa è uno Stato Cristiano , con l' inevitabile conseguenza che una condotta di vita non cristiana sarebbe una violazione della Costituzione europea.
È un' affermazione dello Spirito Critico che l' Europa non abbia i suoi Patti Lateranensi. Fuori discussione, dunque, l' importanza della Costituzione europea. Ma è ancora un passo formale. Più decisivo è come l' Europa possa disporre, sul piano della politica estera, di una capacità operativa ricorrendo a mezzi civili e militari» (art. 40 della Costituzione).
L' Europa non può allontanarsi dagli Stati Uniti, ma può esserne un interlocutore credibile e dunque un valido alleato solo se è militarmente forte. Pensiamo alla Forza che, in un mondo sempre più pericoloso, non può essere improvvisata, e che però esiste già, ed è l' Armamento Nucleare Russo. Europa e Russia stanno già da tempo riavvicinandosi. Come potrebbe essere diversamente? Se si prospetta l' aggregazione della Turchia all' Europa, come ignorare, oltre al resto, che lo Spirito Critico ha condotto in Russia al tramonto del Comunismo? Detto questo, il passo più decisivo incomincia a questo punto: gettar luce nell' abisso inesplorato da cui lo Spirito Critico è emerso.
 

venerdì 8 novembre 2013

KARL MARX


 
Secondo Marx la molla più influente e dinamica dell’ evoluzione del mondo umano è costituita dalla produzione economica e dai correlativi rapporti sociali ch’essa porta ad instaurare . A partire dall’ evo moderno (caratterizzato dallo sviluppo prima della manifattura e poi dell’ industria) , tale produzione economica da un lato genera una crescente accumulazione di ricchezza nelle mani dei proprietari-produttori , dall’ altro tende ad auto-rafforzarsi attraverso l’ instaurazione di un regime di crescente monopolio produttivo . Costretti a trattare con una controparte sempre più forte , i lavoratori si trovano obbligati ad accettare condizioni di vita sempre più dure . Sono essi , a ben guardare , gli effettivi fabbricatori di merci e di beni . Ma non possedendo né le materie prime né gli utensili e le macchine , non possiedono neppure ciò che le loro mani hanno fabbricato : prodotti che vanno invece ad aumentare la Potenza dei loro Padroni . Così , per un tragico paradosso sottolineato da Marx «Il Lavoratore diventa tanto più Povero quanto maggiore è la Ricchezza che produce» .

Utilizzando la categoria (hegeliana e feuerbachiana) dell’ Alienazione , Marx mostra come il Proletario asservito alla produzione capitalistica venga per così dire reificato e reso subalterno rispetto alle cose che crea . «L’ Operaio ripone la sua vita nell’ Oggetto: d’ora in poi la sua vita non appartiene più a Lui , ma all’ Oggetto … L’ Alienazione dell’ Operaio nel suo prodotto significa non solo che il suo lavoro diventa un oggetto , qualcosa che esiste all’ esterno , ma che esso vive fuori di lui , indipendentemente da lui , a lui estraneo , e diventa di fronte a lui una Potenza per sé stante ; significa che la vita che egli ha dato all’ oggetto gli si contrappone ostile ed estranea» . Non basta . Alienato in tutta la sua attività lavorativa , l’ Operaio smarrisce la funzione (il Lavoro appunto) che dovrebbe invece favorirne l’ auto-realizzazione in quanto uomo . Per un altro tragico paradosso , egli finisce col sentirsi se stesso , col sentirsi libero soltanto nelle sue funzioni animali , come il mangiare , il bere , il procreare …. E invece si sente nulla più che una bestia nelle sue funzioni umane . Il paradosso consiste nel fatto che , in tal modo , ciò che è animale diventa umano e ciò che è umano diventa animale . Tutto questo snatura , letteralmente , l’ uomo : ne fa un essere privo d’ identità . L’ Individuo diviene , così , estraneo al proprio io , al proprio corpo , al proprio prossimo : ogni uomo è reso estraneo all’ altro uomo e … ciascuno di essi è reso estraneo all’ essere dell’ uomo .

Per Marx i filosofi si sono limitati a interpretare il mondo : ora si tratta , invece , di trasformarlo . Tale trasformazione può avvenire soltanto se la filosofia saprà fare lo sforzo di cogliere l’ ansia di emancipazione dell’ umanità alienata e di offrire ad essa i propri cospicui strumenti intellettuali . Soltanto un dispiegamento , una maturazione della Ratio filosofica entro la concreta realtà del popolo in lotta per la propria liberazione costituisce la precondizione di una possibile svolta rivoluzionaria nella storia e anche nel pensiero moderno . La realtà , scrivono Marx ed Engels , si fonda non sulle idee ma sui fatti , anzi sui fatti materialmente intesi . Non è il Pensiero che governa la Società , ma è la Società che ispira e plasma il Pensiero . Anche la Coscienza va tolta dal piedistallo sul quale una determinata tradizione speculativa l’ aveva collocata . Essa è infatti , almeno in larga misura , un «Prodotto Sociale» . La storia comincia per Marx ed Engels quando gli uomini rispondono a determinati bisogni materiali non già in modo istintivo , immediato , bensì in modo Culturale e Sociale .

L’ Evento Sociale che attira maggiormente l’ attenzione di Marx e di Engels  è la divisione del lavoro . Sotto un certo profilo essa è infatti la principale matrice dello sviluppo antagonistico , conflittuale della società . Tale divisione si realizza anzitutto nella forma della separazione tra il Lavoro manuale e il lavoro intellettuale . Nell’ analisi di Marx , la divisione del lavoro produrrà , direttamente o indirettamente , la distribuzione ineguale dei ruoli sociali , degli strumenti e dei beni. E produrrà , soprattutto , la possibilità , anzi la realtà , che l’ attività spirituale e l’ attività materiale , il godimento e il lavoro , la produzione e il consumo tocchino a individui diversi . Individui diversi : ma , presto , anche Ceti diversi . Sollecitati da bisogni sempre crescenti e dalla distribuzione sempre più ineguale dei beni e delle ricchezze , gli uomini si dividono e si contrappongono in due schieramenti diversi e opposti . Se la storia cammina e si evolve , è perché gli individui reali che ne sono i protagonisti creano e trasformano di continuo nuove forme sociali in stretta connessione col modo della produzione e del suo controllo . Il sistema statuale , le leggi , le stesse strutture culturali rispondono in larga misura a obiettivi di potere sociale . In un certo senso tutto il divenire storico può essere ripensato intorno all’ asse costituito dalla relazione tra i mezzi produttivi e i rapporti sociali di produzione . Sono le tensioni , gli squilibri determinati da tale relazione che alimentano la dinamica della storia .

Per Marx non è soltanto l’ interpretazione della storia in generale che deve mutare : è anche il modo di analizzarla , di raccontarla nei suoi contenuti specifici . A tale concezione della storia e della sua scienza Marx ed Engels  hanno attribuito , non a torto , la qualifica di «Materialistica» . Questa concezione si fonda sui seguenti punti : spiegare il processo reale della produzione e precisamente muovendo dalla produzione materiale della vita immediata . Assumere come fondamento di tutta la storia la forma di relazioni che è connessa con quel modo di produzione e che da esso è generata (dunque la società civile nei suoi diversi stadi) e sia rappresentarla nella sua azione contro lo stato , sia spiegare partendo da essa tutte le varie creazioni teoriche e le forme della Coscienza , Religione , Filosofia , Morale , ecc. ecc. e seguire sulla base di queste il processo della sua origine . Essa non deve cercare in ogni periodo una categoria (come la concezione idealistica della storia) ma resta salda costantemente sul terreno storico reale . Non spiega la prassi partendo dall’ idea , ma spiega le formazioni di certe idee partendo dalla prassi materiale , e giunge di conseguenza anche al risultato che tutte le forme e i prodotti della coscienza possono essere eliminati non mediante la critica intellettuale , risolvendoli nell’ autocoscienza o trasformandoli in spiriti , fantasmi , spettri , ecc. ecc. , ma solo mediante il rovesciamento pratico dei rapporti sociali esistenti dai quali queste fandonie idealistiche sono derivate . Non la Critica , ma la Rivoluzione è la forza motrice della storia , anche della storia della Religione , della Filosofia e di ogni altra Teoria .

Per Marx il Comunismo non è tanto un Idea (e neppure un ideale) quanto una Realtà : una Realtà che si esprime in un determinato processo storico . La sua prima manifestazione (o precondizione) comincerà a profilarsi visibilmente quando lo sviluppo dei mezzi produttivi sarà entrato nel massimo contrasto coi rapporti sociali di produzione ; quando il processo di accumulazione capitalistica avrà completamente espropriato e alienato la Massa dell’ Umanità ; quando tale processo avrà internazionalizzato (anzi universalizzato) il potere del capitale e , insieme , l’ asservimento del proletariato . E’ dunque la radicalizzazione di una determinata situazione socio-economica e politica  (una radicalizzazione implicante il fronteggiarsi ormai antinomico di un Massimo di Potere e di un Massimo di Miseria) che aprirà la fase operativa della rivoluzione comunista . In tale situazione , infatti , i proletari saranno quasi costretti ad appropriarsi della totalità delle forze produttive esistenti non solo per arrivare alla loro manifestazione personale , ma semplicemente per assicurare la loro stessa esistenza . Il Comunismo , insomma , emergerà solo dall’ azione congiunta del soggetto e della storia , dell’ attiva lotta soggettiva contro il sistema capitalistico e della maturazione di precise condizioni oggettive . Coerentemente coi principi acquisiti in sede di riflessione Storico-Teorica , gli obiettivi primari del processo rivoluzionario vengono così identificati nella Soppressione della proprietà privata , nella Socializzazione dei mezzi di produzione , nella Soppressione delle classi sociali , nell’ Estinzione dello stato . Solo una società affrancata da un ‘ organizzazione eretta sullo sfruttamento dell’ uomo da parte dell’ uomo consentirà all’ individuo il responsabile sviluppo del proprio essere , una corretta cooperazione con gli altri individui , l’ affermazione di una convivenza tra uguali fondata su una giustizia e una libertà non più formali ma sostanziali .

Per Marx , il sistema capitalistico non è Natura : è Storia . Una Storia sotto molti profili ingiusta . Per questo , del sistema capitalistico occorre dare non un‘anatomia ma una critica : una critica che non è astratta poiché il sistema capitalistico , in quanto realtà storica , è rivedibile , trasformabile e anche sostituibile . Il meccanismo sociale che pone in essere la produzione economica può essere allora rivisto così : un soggetto chiamato Lavoratore vende la propria attività chiamata Lavoro a un altro soggetto chiamato Proprietario in cambio di un compenso chiamato Salario . Il Produttore (chiamiamolo , ormai Capitalista) paga per la merce che acquista (cioè la prestazione del lavoratore , che possiamo ormai chiamare Proletario) calcolandone il valore in rapporto a ciò ch’ è necessario per renderla possibile : ossia dando all’ operaio/proletario quanto gli serve per la propria stretta sussistenza . Senonché può avvenire (e di fatto avviene) che il lavoro dell’ operaio viene utilizzato da parte del produttore/capitalista al di là di quanto viene effettivamente pagato . La differenza tra il lavoro di fatto pagato e il lavoro di fatto fornito determina quello che Marx chiama il Plusvalore . Il Capitalista si appropria abusivamente di tale Plusvalore e in tal modo avvia la costituzione della propria ricchezza . E’ anche in tal modo che comincia a formarsi il Capitale , il quale però si accumula e si accresce grazie ad ulteriori meccanismi che Marx ha chiarito con grande lucidità . In primo luogo il Capitalista impiega le merci prodotte non già consumandole bensì rivendendole . E rivendendole egli chiede un prezzo maggiore di quello speso per produrle . In tale maniera realizza un ulteriore aumento di ricchezza , generandolo non da un nuovo lavoro ma facendo semplicemente circolare in un certo modo la merce . Tale circolazione produce nuovo Plusvalore , e su questo Marx richiama esplicitamente l’ attenzione . Prodotto da questi e altri sistemi , il Capitale aumenta ancora la propria consistenza e Potenza attraverso meccanismi (riduzione della concorrenza , crescente controllo dei mercati , contenimento dei salari , reinvestimenti finanziari) che consentono al capitalista di operare in condizioni economico-sociali sempre più favorevoli e che Marx analizza assai attentamente . Senonché il Capitalismo non è un sistema tutto costruito nel segno positivo : esso contiene in sé anche molto negativo . E tale negativo produce , Hegelianamente , un movimento , una contraddizione , destinata a minarlo dall’ interno e , da ultimo , a distruggerlo .

Il processo destinato a minare il Capitalismo riguarda la costituzione entro il sistema capitalistico di una classe che viene a trovarsi in condizioni di vita sempre più difficili . Molti fattori contribuiscono a rendere tali condizioni insostenibili e drammatiche. Il primo è che la logica stessa del Capitalismo tende a contenere i salari , e anche a ridurne (attraverso i processi inflattivi) il potere di acquisto . Di qui la crescita delle tensioni e del conflitto sociale che attraverso varie forme (a cominciare dagli scioperi) , determinano più o meno serie incrinature nell’ apparato di produzione . Non basta . Si deve aggiungere che l’ evoluzione Tecnologica , con l’ impiego su scala sempre più vasta di nuovi macchinari produttivi , rende meno necessario di prima l’ impiego d’ una parte della forza-lavoro . Viene così a formarsi una massa crescente di manodopera disoccupata : quello che Marx chiama «l’ esercito industriale di riserva» . Sul piano Socio-Economico ciò si traduce in un’eccedenza di offerta sul mercato della merce-lavoro : un’offerta che , secondo le inesorabili leggi del sistema capitalistico , determina la diminuzione del valore di tale merce , ossia la diminuzione dei Salari . Senonché tale diminuzione , oltre a ridurre in modo assai pericoloso per l’ apparato produttivo la capacità di assorbimento dei beni prodotti , aumenta la consistenza di un proletariato sempre più in crisi , sempre più risolutamente estraneo e avverso nei confronti del Capitalismo . Cresce , anche , la coscienza che tra il modo d’essere del meccanismo di produzione (potenzialmente in grado di distribuire ricchezza a tanti) e l’ organizzazione sociale che tale produzione attribuisce solo a pochi  v’è una contraddizione stridente e ingiusta .
Da ultimo , insomma , la radicalizzazione delle contraddizioni capitalistiche fa si ch’esse non sono più solo economiche , né solo sociali : sono ormai , o contengono , le premesse strutturali di una «Contraddizione Politica» In un certo senso , uno dei messaggi più impressionanti espressi (o confermati) da Marx è che una determinata Azione Politica (la rivoluzione anti-capitalista e comunista) si può legittimamente fondare su premesse oggettive accertate da un’analisi considerata rigorosamente Scientifica .